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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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ne al patriziato. Così essi attizzarono la rivalità tra gli Avogadori e gli Auditori<br />

nuovi, determinata dalla sostanziale sovrapposizione delle loro competenze;<br />

approfittarono delle incertezze dei Rettori di Bergamo, nobili veneziani<br />

che incontravano molte difficoltà nella comprensione della realtà della piccola<br />

città lombarda e nell’interpretazione degli equilibri politici locali; stuzzicarono<br />

l’orgoglio di influenti esponenti della nobiltà veneziana, come Andrea<br />

Vendramin, che non potevano accettare che la loro autorità fosse in qualche modo<br />

messa in dubbio.<br />

L’agilità con la quale questi valligiani si muovevano nel labirinto dei contrasti<br />

istituzionali e delle lotte di potere interne al gruppo dirigente veneziano<br />

è davvero sorprendente. Un ruolo di primissimo piano fu certamente giocato<br />

dagli avvocati e dagli esperti di diritto ai quali entrambi i contendenti si rivolsero<br />

per elaborare le proprie strategie processuali. Un contributo non secondario<br />

fu portato anche dai notai che redassero gli atti che scandirono le diverse<br />

fasi della causa, e dai notabili locali che erano portati dalla loro attività politica<br />

e dal loro impegno economico a muoversi in un orizzonte piuttosto ampio.<br />

Ma, più in generale, si è detto che i membri delle comunità rurali avevano<br />

una certa dimestichezza con le controversie legali. Un ipotetico abitante<br />

di Onore che avesse compiuto sessant’anni nel 1465 aveva già preso parte a una<br />

lite con i da Fino degli anni ’30 e ’40 del Quattrocento, a un’altra disputa con<br />

i da Fino, sempre nei primi anni ’60, per le rendite dei beni comunali - della<br />

quale parleremo tra poco -, a vari conflitti con il Comune di Castione per questioni<br />

di confini, e probabilmente ad altre scaramucce legali con altre comunità<br />

della valle 99 . Questo «vicino» aveva quindi una discreta esperienza dei<br />

meccanismi della giustizia, delle numerose risorse a disposizione dei contendenti,<br />

delle incoerenze della legge, delle incongruenze delle istituzioni centrali<br />

e territoriali, persino della suscettibilità dei nobili veneziani.<br />

Non dobbiamo perciò immaginare la realtà del piccolo Comune di montagna<br />

e quella della grande capitale come due mondi lontani e irrimediabilmente<br />

separati. Le controversie legali, come quella tra i da Fino e gli uomini<br />

di Onore, erano i più importanti momenti di comunicazione e di interazione<br />

tra i due mondi. Era infatti in occasione di tali controversie che il flusso<br />

di informazioni dal centro alla periferia e dalla periferia al centro - cioè<br />

dalla Dominante alla comunità locale e dalla comunità locale alla Dominante<br />

- accelerava notevolmente, e lo sforzo di comprensione e conoscenza reciproca<br />

si intensificava.<br />

Nella lite tra i da Fino e la comunità di Onore, come si è detto, l’obietti-<br />

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