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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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di rado provocava dissidi e conflitti anche acuti. In più, mantenere il patrimonio<br />

indiviso poteva avere i suoi vantaggi. I fratelli in questo caso potevano<br />

disporre di una base economica più ampia per i loro investimenti, di un patrimonio<br />

più consistente che era più agevole gestire in maniera produttiva. Così,<br />

almeno finché non avevano accumulato una ricchezza personale che li facesse<br />

sentire abbastanza sicuri da affrontare il mondo da soli, i fratelli preferivano spesso<br />

restare economicamente legati, non spartirsi l’eredità paterna, continuare a<br />

convivere sotto lo stesso tetto e a costituire un’unica famiglia fiscale.<br />

Facciamo un esempio concreto. Dominus Ardengo da Fino morì probabilmente<br />

negli anni ’30 o ’40 del Quattrocento, lasciando sei figli maschi, mentre<br />

uno - Bernardo - era premorto al padre 111 . Nel 1447 tre figli, Giovanni,<br />

Raimondo e il notaio Zenone, avevano già scelto di andare per la propria strada,<br />

e avevano costituito tre fuochi separati. Gli altri tre, invece, Tonolo, Rainaldo<br />

e Venturino - forse i figli minori - avevano preferito mantenere indivisa<br />

la loro parte di eredità e ritardare la separazione, e formavano ancora un<br />

unico fuoco. I due figli del defunto Bernardo, Marco e Cristoforo, forse minorenni,<br />

vivevano insieme in un’unica famiglia fiscale.<br />

La spartizione ereditaria, come si è detto, era un momento critico, che<br />

poteva, se gestito con avventatezza, causare il dissesto economico della famiglia.<br />

Ciò era vero soprattutto se la ricchezza familiare era costituita in misura<br />

rilevante da beni immobili, soprattutto terra, come era senza dubbio il<br />

caso dei da Fino. Il rischio era infatti che la divisione portasse alla formazione<br />

di nuclei patrimoniali troppo ristretti, o troppo frammentati, insufficienti comunque<br />

a garantire il benessere di un nucleo familiare. Questo rischio cresceva<br />

naturalmente con l’aumentare del numero degli eredi. Per tornare al caso<br />

di Ardengo, è probabile che egli, che aveva una posizione sociale di tutto<br />

rispetto, come suggerisce il titolo onorifico di dominus, avesse un patrimonio<br />

tutt’altro che trascurabile. Ma che ne sarà stato di questo patrimonio uno<br />

volta diviso tra i sette eredi (anche i figli di Bernardo, infatti, avevano diritto<br />

alla loro quota)? Certamente esso non era sufficiente a garantire ai figli di Ardengo<br />

le stesse opportunità che aveva avuto il padre.<br />

Il principio della parità ereditaria tendeva di per sé, soprattutto nei ceti<br />

sociali medi e alti, a produrre mobilità sociale discendente, cioè a mettere in<br />

pericolo la posizione del gruppo familiare. I figli non ricevevano una base<br />

economica sufficiente per consentire loro lo stesso tenore di vita del padre, e<br />

dunque, per evitare che la famiglia si degradasse socialmente, dovevano impegnarsi<br />

per accumulare nuova ricchezza.<br />

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