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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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L’iter, per così dire, locale della causa si era chiuso, ma restava aperto l’iter<br />

sovra-locale, che anzi si faceva sempre più tortuoso, perché la questione non<br />

era più soltanto una lite tra valleriani, ma era ormai un terreno di scontro nel<br />

quale si esprimevano i conflitti di competenze tra le varie magistrature veneziane,<br />

i diversi modi di concepire il rapporto tra Dominante e Terraferma, le rivalità<br />

interne al patriziato. Il Podestà di Bergamo, accogliendo l’intromissione<br />

degli Auditori e ignorando l’ingiunzione di Andrea Vendramin, aveva sospeso<br />

l’attuazione della disposizione contro i da Fino. I «vicini» di Onore allora<br />

avevano inviato un loro rappresentante da quello che ormai consideravano<br />

un vero e proprio patrono, il potente Vendramin, e gli avevano mostrato<br />

una copia del mandato di sospensione 86 . L’ 11 ottobre 1466 Andrea scrisse adirato<br />

al solito Podestà Benedetto Venier che non aveva intenzione di sopportare<br />

un affronto del genere, poiché un pronunciamento del Consiglio dei Dieci del<br />

1444 aveva stabilito con chiarezza che gli Auditori e gli Avogadori non potevano<br />

sospendere un provvedimento emanato dai Consigli senza l’approvazione dei<br />

Consigli stessi 87 . Gli Auditori non avevano quindi il potere di impedire l’esecuzione<br />

della deliberazione presa dal Consiglio dei Quaranta nel 1464. Andrea,<br />

insomma, non prendeva in alcuna considerazione tutte le altre disposizioni, i precetti<br />

e le sentenze che avevano scandito la lite nei due anni precedenti. Per lui<br />

l’unico atto rilevante rimaneva la decisione del Consiglio dei Quaranta del luglio<br />

1464, presa per iniziativa sua e degli altri Avogadori di allora.<br />

Andrea Vendramin era molto influente a Venezia, e riuscì a coinvolgere persino<br />

il Consiglio dei Dieci, un organo consiliare che proprio nella seconda<br />

metà del Quattrocento stava concentrando poteri sempre più estesi nelle questioni<br />

riguardanti la Terraferma 88 . Il 24 ottobre il Consiglio scrisse agli Avogadori<br />

in carica ricordando che la legge affidava a loro il compito di punire gli<br />

Auditori che prendevano provvedimenti contrari ai privilegi concessi dalla<br />

Dominante al momento della dedizione 89 . Perciò, se essi non si fossero decisi<br />

a punire gli Auditori per la loro indebita intromissione nella causa del Comune<br />

di Onore, sarebbero stati colpiti essi stessi da una pena pecuniaria molto<br />

alta, di 200 ducati.<br />

Nonostante gli Auditori avessero più volte ricevuto l’ordine di consentire<br />

l’esecuzione delle sentenze a favore della comunità di Onore, a marzo del<br />

1467 un inviato dei «vicini» si recò a Venezia, si fece ricevere dagli Avogadori<br />

e mostrò loro una lettera che un Auditore aveva mandato ai Rettori di Bergamo,<br />

e che conteneva l’ennesima «intromissione» 90 . L’Avogadore Lorenzo Moro<br />

scrisse di nuovo al Podestà cittadino di non tenerne conto 91 .<br />

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