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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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in un’annotazione riportata nella c. 33. Si tratta di un’indicazione che il notaio<br />

del Podestà di Bergamo scrisse in latino per il suo collega di Onore: «Le lettere<br />

che avete ordinato di registrare sono registrate nel «notatorio» XVIII, alle<br />

ultime carte, una dopo l’altra». Il nostro notaio aggiunse: «Si tratta delle<br />

lettere ducali sui beni comunali emanate in favore del Comune di Onore contro<br />

quelli da Fino». Evidentemente egli ritenne poi che questi documenti, relativi<br />

a un’altra questione aperta tra i da Fino e il Comune di Onore, non fossero<br />

pertinenti alla sua indagine, perché rinunciò ad andarli a cercare, e infatti<br />

non compaiono nel registro.<br />

Questo modo di lavorare chiarisce perché alcuni atti sono presenti nel registro<br />

in più copie. Per fare solo un esempio, una lettera dei Rettori di Bergamo<br />

- cioè del Podestà e del Capitano - al Vicario della Val Seriana superiore,<br />

datata 3 gennaio 1466, si trova nel dossier in ben tre trascrizioni, una di mano<br />

del nostro notaio di Onore, una del notaio del Podestà di Bergamo e una del<br />

notaio del Vicario di valle (cc. 21, 29 e 44). La cosa del resto non è difficile da<br />

spiegare. Dal momento che la scrittura faceva parte della corrispondenza tra i<br />

Rettori di Bergamo e il Vicario, è plausibile che una copia fosse conservata all’interno<br />

dell’archivio dei Rettori stessi, affidato appunto al notaio del Podestà,<br />

e un’altra copia all’interno dell’archivio del Vicario. Il nostro anonimo notaio,<br />

nel corso delle sue ricerche, avrà trovato l’atto in uno di questi archivi, e l’avrà<br />

diligentemente trascritto. Egli però, come si è detto, integrò le sue indagini<br />

personali chiedendo la collaborazione degli addetti alle diverse cancellerie. Di<br />

fronte alla richiesta di trascrivere tutti gli atti relativi alla lite tra Onore e i da Fino<br />

contenuti nell’archivio a lui affidato, il notaio del Podestà avrà giustamente<br />

ritenuto che questa lettera fosse degna di interesse, e dovesse essere copiata.<br />

Lo stesso però sembra aver fatto anche il notaio del Vicario, mandato dal collega<br />

di Onore a spulciare nell’archivio del quale era responsabile; da qui le tre<br />

copie. I casi come questo sono piuttosto numerosi nel registro.<br />

Il nostro sconosciuto notaio-ricercatore, però, non si limitò a raccogliere<br />

e trascrivere - o far trascrivere - tutte le carte che gli sembravano importanti,<br />

ma dedicò a questo materiale un attento studio e una profonda riflessione.<br />

Molti atti sono corredati da commenti e chiose, vere e proprie indicazioni che<br />

egli lasciava ai posteri, perché potessero difendere le ragioni del Comune di<br />

Onore nel modo più brillante e convincente possibile. Dalla lettura di queste<br />

osservazioni emerge una personalità davvero interessante. Il protagonista della<br />

nostra storia è certamente un uomo colto, che scrive soltanto in latino, e in<br />

un latino corretto e piuttosto sciolto. Sembra inoltre utilizzare con grande fa-<br />

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