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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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sto, c’era chi non era d’accordo con l’attacco portato alla parentela. I da Fino<br />

vivevano da secoli in quei territori, e certamente avevano amici, parenti e simpatizzanti<br />

che non capivano le ragioni di tanto accanimento contro una casata<br />

che pure, soprattutto in passato, doveva aver dato una mano a tante persone.<br />

In ogni caso, c’è da ritenere che la comunità di Onore fosse abbastanza<br />

compatta, anche se non proprio granitica, nella sua guerra contro l’antico lignaggio.<br />

Il fatto è che i da Fino insediati sul territorio di Onore erano davvero tanti,<br />

così numerosi da rischiare di alterare pesantemente gli equilibri economici,<br />

fiscali, sociali e politici del Comune. Il loro rifiuto di piegarsi alla logica dell’integrazione<br />

metteva in serio pericolo la costruzione dell’identità della comunità,<br />

il completamento anche a Onore di quel processo di delimitazione dei<br />

confini, geografici ma soprattutto sociali, delle comunità che era in corso in tutto<br />

l’arco alpino e prealpino. Non così fuori da Onore; i da Fino che vivevano<br />

negli altri Comuni della Valle erano pochi, non rappresentavano per nulla una<br />

minaccia, e anzi, come si è visto, erano stati abili nello stringere legami di<br />

vario genere con persone di diverse località.<br />

Alcuni indizi fanno infatti pensare che i diversi protagonisti della vita politica<br />

della Valle fossero piuttosto divisi sul contegno da tenere riguardo alla lite<br />

tra la nostra parentela e i «vicini» di Onore. Si è già detto che alcuni rappresentanti<br />

della Valle indirizzarono alle autorità veneziane una supplica a sostegno<br />

delle rivendicazioni di Onore e contro la prepotenza dei da Fino. Essa<br />

fu probabilmente elaborata all’interno del Consiglio della Val Seriana superiore,<br />

l’organo consiliare che si riuniva a Clusone con la partecipazione dei delegati<br />

di tutti i Comuni. È da credere, tuttavia, che il testo, pur raccogliendo<br />

certamente la maggioranza dei voti dei consiglieri, non fosse stato approvato<br />

all’unanimità. È interessante, a questo proposito, leggere quanto scrivevano i<br />

da Fino alle autorità veneziane nella loro risposta, in volgare, alle suppliche di<br />

Onore e dei valleriani: «Et ben cogniosceranno le segniorie vostre pur alla<br />

presentia de i messi de dicta valle, si i son homini de reputation: per che quelli<br />

che doveriano vegnir sono remasti per dubito de le segniorie vostre a far lite<br />

del vostro. Ma hanno mandato costuy che non intende ne honor ne vergognia,<br />

ben chel medego supplisse. Ma reverà cum danari et boni premi».<br />

I da Fino insinuavano che alcuni rappresentanti della Valle si fossero rifiutati,<br />

forse all’ultimo minuto, di andare a Venezia a presentare la supplica, perché<br />

pensavano che fosse meglio non immischiarsi nella faccenda. Il medico<br />

(«medego») che non ha né onore né vergogna è certamente magiter Baldassarre<br />

degli Albrici, di professione, appunto, medico, che nel corso della lite agì più<br />

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