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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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tadino, che aveva tutto l’interesse a che essi conservassero e ampliassero il<br />

loro tessuto di relazioni tra la gente del posto. Al momento dell’annessione allo<br />

Stato veneziano, perciò, era molto frequente, tanto nella pianura quanto nella<br />

montagna bergamasca, che all’interno della stessa comunità convivessero, non<br />

senza problemi e continue frizioni, persone di status profondamente diverso, cittadini<br />

da una parte e rurali - o «vicini», come venivano definiti nei documenti<br />

- dall’altra.<br />

Un elemento fondamentale da tenere presente è che le proprietà non venivano<br />

registrate nell’estimo della località nella quale erano fisicamente situate,<br />

ma nell’estimo della località nella quale il proprietario aveva la propria residenza<br />

fiscale. Ciò significa che i «vicini» di un qualsiasi Comune della Val<br />

Seriana superiore iscrivevano i loro beni all’estimo del loro Comune, mentre<br />

i cittadini che vivevano in quello stesso Comune iscrivevano tutti i loro beni,<br />

anche quelli posti all’interno del territorio comunale, nell’estimo cittadino.<br />

Così i cives, pur vivendo quotidianamente fianco a fianco con i «vicini», pagavano<br />

le imposte dirette con la città, e soprattutto, grazie ai privilegi fiscali<br />

connessi allo status di cittadini, non erano soggetti agli oneri reali e personali<br />

e alle corvèes che affliggevano i rurali. Quest’ultima esenzione è sufficiente<br />

da sola a spiegare perché la cittadinanza era stata, e continuava ancora ad essere<br />

anche nel Quattrocento, una concessione molto ambita e perseguita da<br />

tutti i valleriani che riuscivano ad arricchirsi e a elevarsi al di sopra dei loro<br />

compaesani.<br />

Al momento di redigere l’estimo generale di valle la presenza di cittadini<br />

nelle comunità era certamente uno degli elementi che venivano presi in<br />

considerazione. La quota di ogni singolo Comune veniva cioè calcolata sulla<br />

base del numero e della capacità contributiva dei soli «vicini», esclusi i cittadini,<br />

che del resto non comparivano negli estimi comunali, e questo avrebbe<br />

dovuto essere sufficiente a evitare grosse ingiustizie. Il problema è che gli<br />

estimi generali, per tutte le difficoltà alle quali si è accennato nelle pagine<br />

precedenti, non erano aggiornati con regolarità, ma venivano rifatti ogni qualche<br />

decennio. Nel frattempo poteva accadere che alcune persone o intere famiglie<br />

residenti in un Comune riuscissero a ottenere la cittadinanza. Il Comune<br />

rischiava di rimanere per anni soggetto a un’aliquota fiscale fissata<br />

quando ancora quei cittadini figuravano tra i suoi contribuenti. Ciò significa,<br />

per il principio della responsabilità collettiva, che i «vicini» dovevano integrare<br />

di tasca propria le entrate che venivano a mancare in seguito al trasferimento<br />

di residenza fiscale dei loro compaesani. Una situazione del genere solle-<br />

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