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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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o parte degli utili derivanti dall’affitto delle proprietà comunali. Non che<br />

questo, per altro, avesse per loro una grande importanza. In un contesto economico<br />

di questo tipo i beni comunali erano molto ridotti, in alcuni casi pressoché<br />

inesistenti. I boschi e i prati non avevano certo la stessa centralità che avevano<br />

in un’economia di montagna, e anzi quasi tutta la superficie disponibile<br />

era occupata da campi coltivati.<br />

La situazione della Val Seriana superiore era totalmente diversa. Se si fa<br />

eccezione per i da Fino e pochi altri casi simili, che del resto non erano cittadini<br />

originari, ma valligiani ricompensati con la cittadinanza, la proprietà cittadina<br />

era in quest’area, come nelle altre vallate montuose, quasi completamente<br />

assente. Le comunità erano forti, strutturate e, come ben sapeva anche il<br />

governo veneziano, molto determinate, e nutrivano un irriducibile sentimento<br />

anticittadino. I beni comunali erano estesi e fondamentali per la sopravvivenza<br />

delle popolazioni locali. In un quadro del genere, era già tanto se i cittadini<br />

da Fino avevano ottenuto di poter accedere ai boschi e ai pascoli del<br />

Comune di Onore, ed è molto improbabile che abbiano mai davvero partecipato<br />

agli utili delle concessioni dei beni comunali. Come si è detto più volte,<br />

erano gli equilibri di forza a livello locale a determinare le consuetudini e gli<br />

accomodamenti che disciplinavano la convivenza all’interno e al di sotto del<br />

quadro giuridico formale, e non c’è dubbio che tali equilibri fossero nelle valli<br />

molto meno spostati a favore dei cittadini di quanto non fossero in pianura.<br />

Scegliendo i propri testimoni, quindi, i da Fino sapevano bene di barare, perché<br />

proponevano un confronto tra due realtà semplicemente inconfrontabili.<br />

In ogni caso, l’errore compiuto nella composizione del dossier documentario<br />

è molto significativo, perché indica che agli occhi dei contemporanei le<br />

due controversie, quella relativa ai dazi e quella riguardante i beni comunali,<br />

erano strettamente collegate. La lite per i beni comunali fu abbandonata dopo<br />

il 1463 semplicemente perché ebbe inizio quella per i dazi. Portare avanti una<br />

causa aveva costi molto elevati, ed era praticamente impossibile portarne<br />

avanti due. Era molto meglio concentrare energie e risorse su una sola disputa.<br />

Tanto più che l’obiettivo di entrambi i contendenti, come si è detto, non<br />

era tanto risolvere la specifica questione dei dazi, quanto piuttosto spingere l’altra<br />

parte alla resa e costringerla ad accettare di ricontrattare su nuove basi le condizioni<br />

della convivenza. I nuovi accordi informali avrebbero riguardato in<br />

generale la posizione reciproca delle due parti, e dunque, tra le altre cose, anche<br />

i diritti relativi ai beni comunali.<br />

Ciò che comunque emerge con chiarezza da quanto detto finora è che a par-<br />

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