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so, come altri autori del genere, per i pianeti che ha immaginato; nella<br />

sua opera non troverete né un Arrakis, né un Tralfamadore. Eppure tra i<br />

nove pianeti del nostro Sistema solare ce n’è almeno uno che nelle storie<br />

di Dick ricorre con una certa insistenza, ed è proprio il più frequentato<br />

dalla fantascienza, quello di John Carter, quello che per primo ha cercato<br />

di invaderci (e grazie a Orson Welles a momenti ci riusciva), quello<br />

rosso e con i canali. Parliamo ovviamente di Marte.<br />

Su Marte progettano di andare i nazisti (→ nazismo/Germania) in →<br />

L’uomo nell’alto castello (da cui i famosi “Fascisti su Marte” di Corrado<br />

Guzzanti). Su Marte è ambientato gran parte di → Le tre stimmate di<br />

Palmer Eldritch. Su Marte vogliono emigrare i sudditi psichicamente castrati<br />

(→ psicoanalisi) della magna mater Nicole in → I simulacri. Su<br />

Marte è stato, anche se non lo ricorda, Douglas Quail, il protagonista del<br />

racconto → Memoria totale. Verso Marte sarebbe diretta l’astronave di<br />

Walt Dangerfield in → Cronache del dopobomba, quando lo scoppio della<br />

guerra nucleare sulla Terra lo blocca in orbita. Infine, su Marte è completamente<br />

ambientato quello che secondo alcuni è il vero capolavoro di<br />

Dick, → Noi marziani, nel quale il pianeta rosso è presente fin dal titolo.<br />

E proprio dalle pagine iniziali di questo romanzo è il caso di partire<br />

per cercare di decifrare che cosa sia anamorficamente celato tra le sabbie<br />

di Marte. Il romanzo inizia infatti con una scena di vita quotidiana in<br />

un ambiente alieno. Stanno chiudendo la condotta che porta l’acqua alla<br />

casa degli Steiner, i vicini di Silvia e Jack Bohlen. Su Marte l’acqua è<br />

poca, preziosa e razionata. E se superi la tua quota, è fatta: non te ne<br />

danno altra.<br />

Certo, l’idea di un Marte arido e desertico è vecchia: risale al grande<br />

abbaglio dell’astronomia, ai canali intravisti dall’astronomo Giovanni<br />

Schiaparelli nel 1877 e interpretati dall’americano Percival Lowell come<br />

immense opere idrauliche di una civiltà forse scomparsa. In seguito<br />

si scoprì che tali canali erano in realtà un’illusione ottica, ma la predicazione<br />

di Lowell ebbe i suoi effetti sull’immaginario della fantascienza<br />

anglosassone: vedasi La guerra dei mondi di Herbert G. Wells, ma soprattutto<br />

il capolavoro di Ray Bradbury, il ciclo delle Cronache marziane<br />

completato nel 1950.<br />

Si potrebbe quindi pensare che Dick scegliesse così spesso Marte solo<br />

perché era il pianeta più gettonato, quello che veniva subito in mente.<br />

E siccome sappiamo che in fin dei conti a Dick l’accuratezza nella descrizione<br />

dello spazio esterno non interessava più di tanto, Marte, tanto<br />

frequentato dai lettori di fantascienza, gli risparmiava problemi di scenografia:<br />

gli aficionados sapevano già più o meno di che cosa si trattava.<br />

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