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orazione del quadro psicologico di una nazione sottoposta all’influenza<br />

di due totalitarismi, diversi tra loro, ma in grado di provocare<br />

profondi sconvolgimenti nelle percezioni e nella vita delle persone. Oltre<br />

quarant’anni dopo, lo scrittore Philip Roth riprenderà con grande<br />

forza il problema di una nazione che era stata indecisa sul proprio ruolo<br />

strategico e che, con questa indecisione, aveva aperto il mondo a una<br />

dittatura criminale. Il complotto contro l’America è la storia alternativa<br />

degli Stati Uniti in cui l’aviatore filonazista e antisemita Charles Lindbergh<br />

sconfigge Franklin Delano Roosevelt nelle elezioni del 1940 e diventa<br />

presidente. Negli Stati Uniti eredi del New Deal si inaugura così,<br />

per Roth, la persecuzione degli ebrei e una politica internazionale di<br />

non intervento che indebolisce la Gran Bretagna nella guerra contro la<br />

Germania. A differenza di L’uomo nell’alto castello, la cui conclusione<br />

denuncia il progressivo assottigliamento della realtà storica, l’indebolirsi<br />

del ruolo dell’individuo e della sua capacità di trasformare la società<br />

in cui vive, Roth ricompone la realtà e, alla fine, la storia riprende il proprio<br />

corso. Per quanto i romanzi presentino alcune interessanti similitudini,<br />

è evidente che Dick sfrutta il dramma dell’invasione degli Stati<br />

Uniti per motivi che travalicano il dibattito politico, anche se non è difficile<br />

leggere in controluce le difficoltà della democrazia che il Paese<br />

stava vivendo. La dubbia consistenza e univocità del reale sono per la<br />

prima volta esplicitati come caratteristiche in sé del mondo. L’indeterminazione<br />

della realtà in romanzi come L’occhio nel cielo e Tempo fuor<br />

di sesto era giustificata dal meccanismo fantascientifico, ovvero dalla<br />

posposizione di una razionalità che la narrazione ha il compito di raggiungere<br />

attraverso gli avvenimenti descritti nella trama. In L’uomo nell’alto<br />

castello l’esistenza e la compenetrazione di realtà diverse è invece<br />

una caratteristica intrinseca della realtà stessa. Come Philip Roth, anche<br />

Dick ha la tentazione, o forse il desiderio, di ricomporre il mondo fittizio<br />

del romanzo con il mondo empirico del lettore, ma alla fine prevale<br />

il gioco crudele di non consentire una rassicurante riconciliazione. È<br />

importante il ruolo che l’I Ching assume nella stesura del romanzo e nell’evoluzione<br />

della trama. L’I Ching, noto anche come Libro dei mutamenti,<br />

è un testo risalente a oltre tremila anni fa che descrive il nucleo<br />

fondamentale del sistema cosmologico e filosofico dell’antica Cina. Il<br />

concetto fondamentale risiede nell’equilibrio dinamico tra due principi,<br />

yin e yang, che rappresentano le opposte forze dell’universo. Particolarmente<br />

nella cultura occidentale l’I Ching è diventato un metodo di<br />

divinazione utilizzato prima di prendere una decisione. Nella versione<br />

più diffusa, utilizzata sia da Philip Dick per sciogliere i nodi della trama<br />

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