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Se non ci fosse Benny Cemoli<br />

Titolo originale: If There Were No Benny Cemoli (1963).<br />

Nella nota all’antologia The Best of PKD, pubblicata nel 1977, Phil scrisse a<br />

proposito di questo racconto: “Ho sempre creduto che almeno metà dei personaggi<br />

più famosi della storia non siano mai esistiti. Si inventa quello che è necessario<br />

inventare”. Lapidario e azzeccatissimo, al di là delle iperboli. Poi mette<br />

in mezzo Karl Marx, e noi lo perdoniamo perché è lui... Nel 2170 la solita sciagurata<br />

guerra nucleare (la Catastrofe) ha spopolato e mezzo distrutto la Terra.<br />

Dieci anni dopo, a New York City si fronteggiano le autorità locali provenienti<br />

da Marte, che hanno iniziato la ricostruzione, e la missione di soccorso, ben più<br />

potente, proveniente dal Centauro. Quest’ultima è accompagnata però da un<br />

contingente dei Servizi di sicurezza centauriani guidato da Dietrich (dice niente<br />

il nome tedesco?), intenzionato a ricostruire le responsabilità dei politici locali<br />

che hanno portato alla Catastrofe. Peter Hood, capo della missione centauriana,<br />

si insedia nella vecchia sede del “New York Times” e riesce a rimettere in<br />

funzione l’autorevole giornale omeostatico fuori uso da dieci anni. Il sistema di<br />

“ricevitori” automatici del quotidiano sembra ancora in piena efficienza.<br />

Diffonde informazioni sull’arrivo dei centauriani e sui loro progetti di ricostruzione,<br />

sulle intenzioni della Sicurezza di assicurare alla giustizia i responsabili<br />

della Catastrofe, ma anche sulle imprese di un agitatore politico locale, tale<br />

Benny Cemoli, che sta creando disordini nello stato di New York. In modi diversi,<br />

Hood e Dietrich indagano sul movimento di Cemoli, ma non riescono a<br />

intercettare i rivoltosi, né a raccogliere più che qualche indizio indiretto e fumoso<br />

sulla possibile esistenza di quel movimento politico. Indizi che potrebbero<br />

essere abilmente manovrati dalle autorità locali. Una cosa è certa: impegnata<br />

nelle indagini e nell’eventuale repressione del movimento di Cemoli, la Sicurezza<br />

centauriana deve abbandonare per il momento il suo progetto di indagare<br />

sui responsabili politici della Catastrofe... Navigando abilmente tra temi ontologici<br />

(cos’è che stabilisce la “realtà”?) e dinamiche politico-sociali, Dick costruisce<br />

un vero gioiello sul ruolo dei media nello stabilire e mantenere il potere,<br />

che si affianca senza sfigurare a La penultima verità e I simulacri. (A.C.)<br />

Temi: amnesia/anamnesi; guerra; merce; polizia; postatomica, catastrofe; potere;<br />

realtà/illusione; storia.<br />

Spero di arrivare presto<br />

Titolo originale: I Hope I Shall Arrive Soon (1980).<br />

Un Dick in realtà virtuale, ma delicato e crepuscolare, in questo che è uno dei<br />

suoi ultimi racconti e che vinse anche un premio Playboy. Victor Kemmings è in<br />

viaggio verso un pianeta da colonizzare ma l’astronave scopre subito dopo il<br />

decollo che la sua vasca criogenica è in avaria e che Victor ha qualche residuo di<br />

attività cerebrale. Non può toglierlo dalla vasca, perché dentro lo scafo non c’è<br />

aria né cibo, e il viaggio durerà dieci anni. Alla nave non resta che tenerlo sveglio<br />

fornendogli stimoli sensoriali tratti dai ricordi della sua vita. Ma Victor è un<br />

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