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zo modernista o, per restare nell’ambito nella narrativa di genere, con il<br />

giallo, i quali sollevano entrambi problemi relativi all’epistemologia, e<br />

sono perciò governati da una dominante epistemologica” (McHale<br />

1992, p. 139) se questo fosse vero, allora Dick, oltre a essere ascrivibile<br />

alle schiere del postmoderno, rappresenterebbe la quintessenza della<br />

fantascienza (c’è da dubitare di entrambe le asserzioni, ma ciò dipende<br />

da quello che si intende per “postmoderno”, e questo ci porterebbe<br />

lontano, per cui su questo punto ci fermiamo qui). È noto ormai sino alla<br />

noia, infatti, e per esplicita dichiarazione dello stesso Dick, che tutta<br />

la sua narrativa è fondata su due domande fondamentali: “che cosa è<br />

reale?” e “che cosa è umano?”; ma anche che “le due questioni sono in<br />

realtà una sola” (Dick 1978, p. 304). Nello stesso testo Dick afferma anche:<br />

“Avrete di certo capito che alla prima domanda non sono stato capace<br />

di rispondere” (ivi, p. 318).<br />

In realtà la dichiarazione di impotenza di Dick non è del tutto corretta.<br />

Negli ultimi anni della sua vita, nell’Exegesis, egli si sforzò di presentare<br />

la sua opera come un tutto unitario proprio rispetto al problema<br />

di cui stiamo trattando, cioè l’essenza della realtà. Addirittura si adoperò<br />

a raggruppare le sue opere in unità più vaste che chiamò metanovels<br />

(metaromanzi: → In Pursuit of Valis, cap. 4, pp. 165-203). Ma si<br />

tratta evidentemente di un’operazione a posteriori, una ricostruzione<br />

che Dick opera dopo il 1974 in base a ciò che è cambiato in lui (o a ciò<br />

che egli pensa sia cambiato). Senza ricorrere a una nozione ambigua come<br />

quella di “intenzione dello scrittore” (evidentemente impossibile da<br />

determinare) ma solo sulla base dei testi e dei dispositivi narrativi dispiegati<br />

nelle singole opere, si deve piuttosto concludere che non tanto<br />

la risposta alla domanda “che cosa è reale” quanto le condizioni per la<br />

risposta siano cambiate in Dick nel corso del tempo. Più chiaramente,<br />

Dick non pare sempre convinto che questa domanda abbia una risposta.<br />

E precisamente: 1) nei romanzi degli anni Cinquanta che affrontano<br />

questo tema Dick mostra di credere che una risposta ci sia; 2) in quelli<br />

degli anni Sessanta, diciamo da → L’uomo nell’alto castello a → Labirinto<br />

di morte, la sua posizione cambia, e sembra invece che egli sia convinto<br />

che la realtà è indecidibile; 3) escludendo → Scorrete lacrime, disse il<br />

poliziotto e → Un oscuro scrutare, che rappresentano due casi a parte,<br />

Dick sembra poi tornare a una posizione, per così dire, “realista” con la<br />

trilogia di VALIS, anche se adesso per lui la realtà non è più quella che<br />

credeva fosse nella prima fase.<br />

Cominciamo dagli anni Cinquanta. Se prendiamo → La città sostituita<br />

e → Tempo fuor di sesto, i due romanzi di questo periodo più chia-<br />

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