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la diversità di trattamento che ha dovuto subire: “Provate a essere una<br />

persona di colore, per un poco. Provate a passare il tempo a fare inchini<br />

a tutti, dicendo sempre sissignore, sissignore a qualunque bianco. Pensate<br />

a passare sei anni di università a lavare piatti sporchi per mantenervi<br />

agli studi. [...] E poi provate a portarvi in tasca la laurea per mesi e<br />

mesi alla ricerca di un lavoro, e alla fine dire grazie a un’offerta come<br />

quella che mi fecero al bevatrone. Sì, credete che fosse bello accompagnare<br />

gruppi di cretini ignoranti, spiegando nozioni scientifiche che<br />

non capivano, con una fascia al braccio come gli ebrei nei campi di concentramento?”<br />

(L’occhio nel cielo, cap. 11). L’evento destinato a sconvolgere<br />

la nazione non fu il ritorno della conflittualità sindacale nel settore<br />

dell’acciaio, con lo sciopero più lungo del dopoguerra, o lo scandalo<br />

che travolse Sherman Adams, il segretario del presidente, costretto<br />

alle dimissioni per aver ricevuto in regalo da un industriale un cappotto<br />

di vigogna, ma uno strano segnale, un beep trasmesso dall’orbita terrestre.<br />

Il 4 ottobre 1957, dal cosmodromo di Bajkonour, in Kazakistan, i<br />

sovietici avevano lanciato in orbita il primo satellite artificiale, e per<br />

ventuno giorni anche le installazioni statunitensi captarono il debole segnale<br />

che proveniva dallo spazio. Paradossalmente l’epoca aperta da<br />

Nikita Chrusˇčëv, giunto alla guida dell’Unione Sovietica nel 1956, tre<br />

anni dopo la morte di Stalin, non condusse a una distensione tra i due<br />

blocchi, nonostante la nuova politica del Cremlino sembrasse, per alcuni<br />

aspetti, meno aggressiva. Il grande successo sovietico in campo spaziale<br />

(del resto recuperato dagli Stati Uniti con il lancio dell’Explorer 1,<br />

avvenuto il 1° novembre 1958) dopo il lancio in orbita della cagnetta<br />

Laika e di un ulteriore satellite, scosse profondamente la società statunitense<br />

e provocò una profonda ristrutturazione dell’immaginario. Oggi è<br />

stato storicamente stabilito che il presidente Eisenhower e il suo staff<br />

sapevano che la superiorità bellica e tecnologica degli Stati Uniti non<br />

era in discussione, e che il lancio dello Sputnik non apportava modifiche<br />

alla politica d’intervento che John Foster Dulles, il ministro degli<br />

Esteri, stava portando avanti in Indocina, che inevitabilmente avrebbe<br />

condotto alla guerra in Vietnam. L’analisi delle fotografie scattate dagli<br />

U-2, aerei spia che avevano sorvolato le installazioni militari sovietiche,<br />

dimostrava che il successo in campo spaziale non garantiva al nemico alcun<br />

vantaggio a medio termine nel settore missilistico militare, ma la<br />

presidenza comprese che l’apparato scientifico e industriale degli Stati<br />

Uniti avrebbe approfittato di un enorme vantaggio se l’intera nazione<br />

avesse pensato che il primato statunitense era stato minacciato. Le modifiche<br />

che Eisenhower apportò all’apparato federale di ricerca e svi-<br />

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