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zionare ha bisogno di essere “animato” da un essere umano che lo dirige<br />

da lontano come in una telepresenza (un dispositivo del genere tornerà<br />

in → Follia per sette clan). È un tentativo che Dick non ripeterà<br />

più, perché poco adatto a veicolare le problematiche che gli interessano.<br />

Spence Olham, al contrario, pur nel breve spazio di un racconto,<br />

contiene già in embrione tutta la tematica della figura dell’androide come<br />

si svilupperà nei romanzi della maturità: la questione dell’identità,<br />

quella dei falsi ricordi (→ amnesia/anamnesi), il carattere distruttivo<br />

dell’autocoscienza.<br />

Dopo questo inizio, sono numerosi i romanzi in cui compaiono robot<br />

o androidi: → Illusione di potere, Follia per sette clan, → L’ora dei<br />

grandi vermi. Gli “effetti Rushmore” (→ tecnica), che compaiono in →<br />

I giocatori di Titano e vari altri romanzi, sono una specie di grado zero<br />

dell’androide – capacità linguistica e relazionale incorporata negli oggetti<br />

– ma proprio per questo (perché il manufatto è riconoscibile come<br />

tale) non sono in grado di porre gli stessi radicali problemi che pone<br />

l’androide. Fra i robot/androidi “non protagonisti” i più notevoli sembrano<br />

gli Insegnanti Meccanici di → Noi marziani, che replicano famosi<br />

personaggi della storia e della cultura (da Immanuel Kant a Thomas<br />

Edison) o personaggi stereotipati (il Bidello Iracondo, il Babbo Benevolo,<br />

un tipo di macchina che “dava una convincente illusione di essere viva<br />

e adattabile” e però aveva “la capacità di trattare ciascun bambino<br />

individualmente”). Jack Bohlen, chiamato a ripararne uno, gli fa una<br />

sfuriata contro la scuola e la sua funzione livellatrice, ma Dick è costretto<br />

comunque a osservare: “Gli Insegnanti Meccanici dimostravano un<br />

fatto che Jack Bohlen sapeva bene: c’era una profondità sorprendente<br />

nel mondo cosiddetto ‘artificiale’.” (cap. 5).<br />

I testi narrativi principali del Dick maturo che sviluppano la tematica<br />

degli androidi sono i romanzi I simulacri (con i limiti che abbiamo<br />

detto), Ma gli androidi, → L’androide Abramo Lincoln e il racconto →<br />

La formica elettrica. Dei primi due abbiamo già detto all’inizio. L’androide<br />

Abramo Lincoln è un testo molto complesso (e in genere sottovalutato<br />

dalla critica). Qui una delle funzioni dell’androide, chiamato “simulacro”,<br />

sembra essere quella di fare da pietra di paragone con la schizofrenica<br />

Pris (→ donne; follia 1). In effetti Louis, innamorato di Pris,<br />

parlando dell’androide Lincoln afferma: “Dinanzi al simulacro non<br />

percepivo l’alienità, la diversità, che invece avevo colto in Pris” (cap.<br />

14). C’è quindi un ironico rovesciamento di ruoli: gli androidi (Stanton<br />

e Lincoln), che dovrebbero essere i simboli della freddezza e della disumanità,<br />

si dimostrano più partecipi e in qualche misura “umani” della<br />

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