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dio della morte e del dolore, quello che presiede alla generazione e alla distruzione<br />

del genere umano, e che pure, mentre Chien vuole suicidarsi in un soprassalto<br />

di dignità, lo ferma: lo marchia con il suo artiglio sulla spalla e lo rimanda<br />

a casa, invitandolo a non tradire la sua vera identità. Il fatto che Chien<br />

invece riveli a Tanya la propria scoperta lo condanna; la ferita riprende a sanguinare,<br />

e lui attende la morte facendo l’amore con lei. La fede dei nostri padri è<br />

un concentrato di tutta l’angoscia metafisica dickiana svolta nello spazio di un<br />

racconto, appartenente a buon diritto al suo periodo migliore: quello delle<br />

grandi divinità negative – Ubik, Palmer Eldritch, il Distruttore Formale. (C.A.)<br />

Temi: alieni; Dio; droga; guerra; media; polizia; potere; realtà/illusione; religione;<br />

scienza; società/individuo; storia.<br />

La formica elettrica<br />

Titolo originale: The Electric Ant (1969).<br />

Quando Dick scrisse La formica elettrica, gli studi sulla stimolazione della corteccia<br />

cerebrale proseguivano, sebbene Michael Persinger (dell’Università di<br />

Sudbury, Ontario) fosse ben lontano dalla sua sperimentazione con campi elettromagnetici<br />

a bassa intensità, in grado di creare allucinazioni. Ma Dick aveva il<br />

dono della profezia, e come sempre nei suoi lavori migliori provò a spostare i limiti<br />

delle sperimentazioni più avanti dei protocolli coevi: cosa sarebbe successo<br />

se avessimo manipolato il cervello (elettronico) di un androide? È quello che<br />

succede a Garson Poole, che dopo un incidente si risveglia in una camera d’ospedale<br />

e scopre che in realtà non è un uomo, ma una “formica elettrica”, un<br />

androide. La scoperta lo angoscia e lo mette in difficoltà, soprattutto perché<br />

inizia a pensare che il suo impiego dirigenziale altro non sia che una manipolazione;<br />

e in effetti è così, Poole viene usato dai suoi proprietari, ma non è il genio<br />

che credeva di essere. Ma quel che non sopporta è l’idea di essere programmato:<br />

così chiede aiuto a pagamento a un megacalcolatore per autodeprogrammarsi,<br />

ma scopre invece che un nastro nascosto fra gli apparecchi del suo torace,<br />

da lui creduto l’unità di controllo, è un alimentatore di realtà; qualcosa che<br />

contiene gli stimoli che, registrati dalla sua mente, gli costruiscono percettivamente<br />

il mondo. Di conseguenza Poole decide di manipolare il nastro, e copre<br />

un’area delle migliaia di perforazioni del nastro (all’epoca in cui Dick scrisse il<br />

racconto gli elaboratori funzionavano ancora con i nastri perforati) usando vernice<br />

opaca: il risultato è che nel tempo programmato alcuni aspetti della realtà<br />

circostante svaniscono: una parte di New York, i taxi, diverse persone e oggetti.<br />

La seconda parte dell’esperimento, che avverrà di fronte a una sua dipendente,<br />

Sarah, che è andata a trovarlo (benché non sappia che lui non è più un uomo<br />

ma una “formica elettrica”), consiste nel tagliare una zona del nastro e giuntarne<br />

i due lembi, ma il risultato è lo sprofondamento nel buio più assoluto e il pericolo<br />

di morte, dal momento che la giunzione ha bloccato lo scorrimento del<br />

nastro. Dopo l’intervento di alcuni tecnici che riparano il congegno e risuscitano<br />

Poole, è la volta di un nuovo esperimento: aprire nuovi fori nel nastro, tro-<br />

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