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altro film d’animazione dello stesso periodo. In questo geniale racconto<br />

gli uomini hanno scordato di essere giunti da un altro pianeta e ignorano<br />

l’atavica guerra tra insetti e ragni, le specie intelligenti che occupavano<br />

il pianeta prima di loro. Oltre a un’atmosfera decisamente horror,<br />

Dick mostra di padroneggiare già i cliché della narrativa popolare che<br />

da lì a poco inizierà a personalizzare fino a farli evolvere nei meccanismi<br />

che lo renderanno famoso. Il racconto di fantascienza ha in comune con<br />

il mystery e il thriller l’utilizzo della suspense. L’avvenimento descritto<br />

nel racconto è lo strumento letterario per svelare un mistero, per comunicare<br />

al lettore che lui stesso, come il protagonista della storia, presume<br />

di conoscere il mondo che lo circonda ma, in realtà, vive in un’illusione.<br />

I suoi primi racconti, come molta fantascienza dell’epoca, giocano<br />

su questi capovolgimenti prospettici, di solito fini a se stessi, ma nella<br />

sensibilità di Dick, in quegli anni, si miscela qualcosa di grandioso, un<br />

incrocio fra i temi innovativi della fantascienza, le sue irregolari conoscenze<br />

filosofiche, la passione per la cultura orientale, una personale<br />

predisposizione alla paranoia e il clima progressista di Berkeley. In particolare<br />

sembra che Dick riconoscesse che alcuni aspetti del proprio<br />

comportamento erano vicini ad atteggiamenti paranoici; ripensando al<br />

periodo in cui scrisse Un uomo a rischio, annotò: “L’idea mi venne il<br />

giorno che una mosca mi sfiorò, ronzando, la testa, e io ebbi l’impressione<br />

(paranoia pura!) che ridesse di me” (Tutti i racconti, vol. 1, p.<br />

486). Il racconto Colonia (1953) ne è un ulteriore esempio. Dick scrive a<br />

questo proposito: “L’apoteosi della paranoia non è quando tutti sono<br />

contro di te, ma quando tutto è contro di te. Non Il mio capo sta complottando<br />

ai miei danni, ma Il telefono del mio capo sta complottando ai<br />

miei danni. A volte gli oggetti sembrano possedere una volontà loro anche<br />

per una mente normale [...] In questo racconto ho cercato di immaginare<br />

una situazione capace di spiegare in maniera razionale il bieco<br />

complotto degli oggetti contro gli esseri umani, senza allusioni a malattie<br />

mentali degli umani. Immagino che per arrivare a tanto si debba andare<br />

su un altro pianeta” (Tutti i racconti, vol. 1, p. 486). Anche il racconto<br />

I difensori della Terra (1953) presenta un elevato numero di spunti<br />

simili. L’idea che una guerra possa essere un evento completamente<br />

simulato è paradossale ma per certi versi profetica. Oggi guerre reali e<br />

simulate sono all’ordine del giorno, e il ruolo delle macchine all’interno<br />

dei meccanismi mediatici è rilevante; non trascorre giorno in cui non si<br />

scopra che un determinato filmato è in realtà falso, che le guerre vengono<br />

dichiarate sulla base di dossier manipolati, e che migliaia di persone<br />

innocenti dei paesi del terzo mondo perdono la vita per colpa di specu-<br />

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