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In terra ostile<br />

Titolo originale: In Milton Lumky Territory (1985).<br />

Anche questo romanzo postumo venne completato da Dick alla fine degli anni<br />

Cinquanta, per la precisione nel 1958. In quel periodo egli stava lavorando a una<br />

delle sue opere più genuinamente rivoluzionarie, Tempo fuor di sesto, romanzo<br />

assolutamente di confine e anticipatore delle moderne tendenze avantpop. In<br />

terra ostile è invece una storia del tutto “realistica”, anche se ci presenta una<br />

realtà ingannevole, sotto la quale si nascondono pulsioni irrazionali e misteriose.<br />

La storia è apparentemente semplice: Bruce Stevens è un rappresentante di<br />

commercio che gira in cerca di articoli di cancelleria da acquistare per un discount.<br />

Incontra Susan Faine, una donna affascinante di dieci anni più vecchia<br />

di lui, che gli pare stranamente familiare. Scopre che si tratta della sua maestra<br />

di quinta elementare, per la quale nutriva già all’epoca della scuola sentimenti<br />

non del tutto infantili. Ne nasce una storia d’amore che sfocia in un rapido matrimonio,<br />

e Bruce va a lavorare come commesso nel negozio di macchine da<br />

scrivere di Susan.<br />

A questo punto entra in scena il personaggio chiave, il rappresentante di<br />

mezza età Milton Lumky (espunto dalla traduzione italiana del titolo, cosa che<br />

toglie qualcosa del suo fascino a questo strano romanzo). Si intuisce che Susan<br />

piace anche a Milton; questi assume nei confronti del giovane Bruce un atteggiamento<br />

paterno, che non si capisce però fino a che punto sia sincero. Lumky<br />

è un personaggio complesso: soffre di un malattia incurabile ai reni e incoraggia<br />

Bruce a cercare Dio, anche se questi irride le sue preoccupazioni religiose.<br />

Dopodiché il giovane protagonista si lancia in un affare che potrebbe portarlo<br />

al successo economico: una partita di macchine da scrivere elettriche a prezzo<br />

stracciato. Solo dopo aver concluso la transazione, però, Bruce si accorge che sono<br />

macchine con la tastiera spagnola, invendibili a un pubblico anglosassone.<br />

Cerca allora di vendere l’intera partita al suo vecchio datore di lavoro, provvedendo<br />

a modificarne le tastiere a una a una con l’aiuto di una saldatrice; ma è sua<br />

moglie a mettere sull’avviso il possibile acquirente, facendo fallire l’affare.<br />

Questo mette in crisi anche il loro matrimonio, visto che subito dopo Susan<br />

licenzia Bruce. E la scena finale, in cui i due tornano insieme e si spostano in<br />

un’altra città dove aprono un nuovo negozio, sembra essere più una fantasticheria<br />

di Bruce che il classico happy end, se non si tratta addirittura di un tema<br />

scolastico che Bruce ricorda in una camera di motel mentre ripensa a tutta la vicenda:<br />

un compito scritto ai tempi della scuola, nel 1944, nel quale gli era stato<br />

richiesto di immaginare il proprio futuro.<br />

Il romanzo è denso di riferimenti autobiografici (come tutte le dark-haired<br />

girls dickiane, distruttive e incattivite, Susan somiglia molto a Dorothy, la madre<br />

di Phil; Milton Lumky ha il morbo di Bright, lo stesso di cui soffriva Dorothy,<br />

e così via), ma soprattutto è carico di un’atmosfera di inquietudine e minaccia<br />

che ruota attorno all’enigmatica figura di Milton.<br />

Un critico ha notato che In terra ostile sarebbe un perfetto noir, solo che non<br />

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