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Racconti<br />

Philip K. Dick<br />

Autofac<br />

Titolo originale: Autofac (1955).<br />

Negli anni Cinquanta una delle ricorrenti ossessioni di Dick, come di parte degli<br />

americani dopo Hiroshima e Nagasaki, è la guerra finale, quella che distrugge<br />

ogni forma di vita sociale e di tecnologia, lasciando l’uomo solo dinanzi a se<br />

stesso. In questo racconto la guerra è esplosa ma è anche finita, e l’umanità dipende<br />

ormai in modo totale dalle macchine. Nel prossimo futuro postbellico<br />

ogni città ha la sua fabbrica sotterranea automatica, un’Autofac (Auto-Factory,<br />

“fabbrica automatica”), che continua produrre oggetti per gli uomini nonostante<br />

la guerra sia finita da un pezzo. Il problema è che le Autofac vivono di vita<br />

propria, non comunicano con gli umani, e a poco a poco vanno consumando<br />

le scarse risorse naturali, in cieca ottemperanza al loro progetto originario. Che<br />

fare per riprendere in mano la situazione? Tre uomini, O’ Neill, Morrison e Perine,<br />

tentano di provocare una reazione in una di esse, prima distruggendo la<br />

merce, poi restituendola, infine simulando un avvelenamento. Rivelatosi inutile<br />

ogni tentativo, si impone un colpo di genio. In un incrocio fra i giochi logici a<br />

base di robotica per cui divenne famoso Isaac Asimov e lo stile più autenticamente<br />

dickiano basato sull’ingannevole dialettica vero/falso, l’unica possibilità<br />

è far sì che una nuova guerra si scateni, ma questa volta fra le fabbriche. Ma una<br />

volta scatenata la guerra (e bloccato ogni rifornimento agli umani, che così devono<br />

cercare di cavarsela da soli), si scoprirà che non è tanto semplice giocare le<br />

fabbriche robotizzate: c’è un nuovo piano di progettazione, che si concretizza<br />

nella produzione di minuscole unità Autofac, utili per non far morire la specie<br />

artificiale... Una delle tante variazioni dickiane sul dopobomba, che prende a<br />

tema la ribellione (in questo caso “buona”) dei computer e della difficoltà della<br />

comunicazione fra uomo e macchina: sullo sfondo, sempre presente in Dick,<br />

l’idea della techne e dell’Homo faber. (C.A.)<br />

Temi: artigianato; guerra; postatomica, catastrofe; scienza; tecnica.<br />

Catene d’aria, ragnatela d’etere<br />

Titolo originale: Chains of Air, Web of Aether (1980).<br />

Empatia, gentilezza, solidarietà: chiamiamola come vogliamo, questo era ciò<br />

che secondo Dick separava gli esseri umani (e neanche tutti) dalle macchine.<br />

Era una dote che, a modo suo, Phil aveva in abbondanza. Fra il 1975 e il 1977<br />

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