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Anche i Nexus-6 sono stati costruiti per l’emigrazione nelle colonie<br />

extraterrestri, ma non sanno stare al proprio posto. Perlomeno non tutti.<br />

Qualcuno si ribella, non sopporta di lavorare come uno schiavo, di<br />

avere solo quattro anni di vita, di dover sottostare a una specie (quella<br />

umana) che li ha costruiti, ma li ha costruiti più intelligenti, pronti e<br />

reattivi della media degli esseri umani. Quindi tornano sulla Terra e fanno<br />

di tutto per farsi dimenticare come androidi, si mimetizzano fra gli<br />

umani, fanno le cantanti liriche o gli addetti alla nettezza urbana, o addirittura<br />

i cacciatori di androidi. Finché un cacciatore autentico, come<br />

Rick Deckard, non li “ritira”. In → Ma gli androidi sognano pecore elettriche?<br />

gli androidi sono protagonisti, perché tutti sono tendenzialmente<br />

androidi ma nessuno sa di esserlo, perché gli umani vogliono gli animali<br />

veri ma più come status symbol che per vero amore, e il test Voigt-<br />

Kampff è una truffa.<br />

Androide come strumento e androide come soggetto. Fra questi due<br />

poli ha sempre oscillato la posizione di Dick verso l’uomo artificiale: un<br />

tema cruciale dell’immaginario di tutta la modernità, e in particolare<br />

della → fantascienza, che Phil ha saputo investire di nuovi e laceranti significati.<br />

Quando Dick comincia a scrivere, il paradigma che potremmo<br />

chiamare “fordista” del robot è già stato stabilito nella fantascienza degli<br />

anni Trenta e Quaranta da autori come Eando Binder, Lester del Rey<br />

e soprattutto Isaac Asimov (con le famose “tre leggi della robotica”).<br />

Negli stessi anni in cui Dick comincia a scrivere, Asimov pubblica Abissi<br />

d’acciaio (1954), in cui è chiaramente posto il problema della distinzione<br />

e del conflitto tra uomo e “robot umanoide” (Dick userà indifferentemente<br />

questo termine oltre a “simulacro” e “androide”; Blade<br />

Runner ha complicato le cose introducendo un quarto termine, “replicante”).<br />

Dick si impadronisce di questo conflitto uomo/androide e lo<br />

riformula, complicandolo in un modo che prendendo a prestito un termine<br />

dall’economia potremmo chiamare “postfordista”, come cercheremo<br />

di spiegare.<br />

Una rapida rassegna dei principali androidi (o robot umanoidi) nella<br />

narrativa di Dick deve partire dal Keith Pellig di → Lotteria dello spazio<br />

e dallo Spence Olham di → Impostore, e quindi dai primissimi scritti<br />

della sua carriera letteraria. Pellig porta ben visibili, inscritte nel suo<br />

corpo, le stimmate della diversità dall’umano: “Aveva un aspetto pulito,<br />

quasi asettico. Non aveva odore, né colore o sapore. Era uno zero. [...]<br />

Non aveva vita né forza” (Lotteria dello spazio, cap. 6). “Golem assassino”,<br />

come lo definì Damon Knight (è lo strumento di cui Verrick vuole<br />

servirsi per assassinare Cartwight), è un corpo senza vita, che per fun-<br />

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