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quindi è portatore di una carica negativa, in realtà si tratta di un evento<br />

straordinario, che riporta l’uomo nella sfera del divino annullando gli<br />

effetti della Caduta. Si fa così strada fra molti pensatori, come il francescano<br />

Roger Bacon, l’idea che il progresso tecnologico avrebbe avvicinato<br />

l’arrivo dell’apocalisse. Bacon, che nel XIII secolo insegnò alle università<br />

di Parigi e Oxford, immaginò carri senza cavalli, navi senza rematori,<br />

telescopi, veicoli sottomarini e aeroplani. Non deve quindi stupire<br />

se nelle più importanti utopie, come La città del sole di Tommaso<br />

Campanella o la stessa Utopia di Thomas More, ogni uomo fosse tenuto<br />

a esercitare un mestiere.<br />

La conclusione che se ne può trarre è che, se davvero si è realizzata<br />

una convergenza culturale tra i percorsi tradizionalmente separati della<br />

scienza e della trascendenza, non dovrebbe essere così insolito reperire<br />

all’interno della fantascienza materiali capaci di rimandare oltre un millennio<br />

di storia umana a questa ipotesi di lettura. La città sostituita si<br />

presta a una interpretazione di questo genere, sia per le componenti<br />

teologiche esplicite sia per il problema della creazione imperfetta e instabile<br />

che sta alla base del romanzo.<br />

Al lato opposto del progetto tecnologico di redenzione troviamo infatti<br />

un Dio che ha scordato la propria divinità, si fa persona e vive in un<br />

mondo di amnesia, il mondo imperfetto di Millgate. L’imperfezione di<br />

questo mondo non sta tanto nel fatto che esso non sia vero, quanto nel<br />

fatto che perda consistenza e che contenga al suo interno errori e contraddizioni.<br />

Dal punto di vista fisico è già una vittoria dell’entropia, ma<br />

un’entropia più dell’informazione che della termodinamica: una serie di<br />

segnali trasmessi con piccole imperfezioni. Quasi che Dick avesse anticipatamente<br />

intuito le teorie del non equilibrio, i suoi mondi cadono a<br />

pezzi piuttosto che disintegrarsi o esplodere. La lezione di George<br />

Berkeley gli consente di dubitare dei propri sensi, almeno finché questi<br />

sono come anestetizzati e saturati dalle percezioni tipiche del mondo<br />

convenzionale, ma il problema principale consiste nel fatto che le realtà<br />

ci sono, esistono, ma non riescono a essere egemoni. La grande curiosità<br />

per l’instabilità del mondo, unita al potente immaginario della fantascienza<br />

postbellica, costituiscono l’architrave narrativo su cui Dick erige<br />

le proprie opere.<br />

Nello stesso 1953 Dick scrisse un racconto destinato a ottenere un<br />

discreto successo, Non saremo noi. Come in molte altre storie egli immagina<br />

un mondo sopravvissuto alla guerra nucleare, in cui si sono sviluppate<br />

creature mutanti che vengono ricercate da un’organizzazione mondiale<br />

allo scopo di studiarle e sottoporle a eutanasia; anche la reale vita<br />

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