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Nel suo lavoro di ricerca sull’Exegesis, Sutin ha trovato una teofania<br />

che lo ha particolarmente colpito, tanto da riportarla sia nell’edizione di<br />

brani scelti dall’opera segreta di Dick, sia nella biografia (In Pursuit of<br />

Valis, cap. 1, pp. 45-51; Sutin 1990, pp. 300-304 – citiamo da quest’ultima).<br />

Dio si manifesta a Phil il 17 novembre 1980. “Non era un Dio straniero,<br />

ma era il Dio dei miei padri. Era affettuoso, gentile, e aveva una<br />

sua personalità.” Sono pagine molto belle (“una visione dickiana un po’<br />

favola e un po’ elegia meditabonda”, scrive Sutin), e gettano una luce<br />

indiretta sui processi della creatività di Dick. Dio gli dice infatti:<br />

Io sono l’infinito. Ti farò vedere. Dove io sono, c’è l’infinito; dov’è l’infinito,<br />

io sono. Costruisci sistemi di pensiero grazie ai quali capirai la tua<br />

esperienza del 1974. Scenderò in campo contro la loro natura cangiante.<br />

Pensi che siano logici, ma non lo sono: sono creativi, all’infinito.<br />

E Phil ingaggia un duello con Dio, ed escogita ogni possibile spiegazione<br />

di quegli eventi, e ogni volta sperimenta un regresso all’infinito. E<br />

ogni volta Dio dice: “Ecco l’infinito. Ecco, io sono. Riprova”. Per Dick,<br />

Dio è il vuoto infinito. È l’essenza stessa del dubbio e della ricerca. “‘Infinito’,<br />

disse Dio. ‘Riprova. Sto aspettando’.” Dick aveva bisogno di<br />

comprendere quegli eventi, che erano la chiave di volta della sua vita,<br />

ma non poteva comprenderli se non riepilogando tutta la sua attività di<br />

scrittore, di inventore di trame, personaggi, situazioni, ipotesi sul mondo<br />

e sulla storia. A quest’attività potenzialmente infinita egli diede il nome<br />

di Dio. È un nome ambiguo, certo. Un nome equivoco, che ha coperto<br />

nefandezze, iniquità e oppressioni. Ma per Dick era il nome dell’amore<br />

e delle infinite possibilità della mente umana. Era il Dio di Spinoza,<br />

più che quello di Pascal. È un Dio che possiamo comprendere anche<br />

noi atei.<br />

donne<br />

Nei romanzi di Dick i personaggi femminili hanno molto spesso un rilievo<br />

e un ruolo particolare. Questo non è usuale nella → fantascienza,<br />

almeno fino agli anni Sessanta del Novecento. Joanna Russ scriveva nel<br />

1971: “È pieno di immagini di donne nella fantascienza. Quello che<br />

non si trova, sono le donne” (cit. in Lisa Tuttle, Women As Portrayed in<br />

Science Fiction, in Clute and Nicholls 1993, p. 1342). Asserzione polemica,<br />

com’è costume dell’autrice, ma in generale giustificata. Prima del<br />

1970, scrive Lisa Tuttle, sarebbe stato difficile trovare più di una dozzina<br />

di romanzi di fantascienza che avessero come protagonista una don-<br />

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