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[Childan] chiuse un po’ in anticipo la Manufatti Artistici Americani e<br />

prese un taxi a pedali per raggiungere il quartiere esclusivo in cui abitavano<br />

i Kasoura. Conosceva quel quartiere, benché non ci vivesse nessun<br />

bianco. Mentre il taxi lo trasportava lungo le strade tortuose costeggiate<br />

da prati e da salici, Childan osservò gli edifici moderni, meravigliandosi<br />

per l’eleganza del disegno. Le balconate in ferro battuto, le colonne slanciate<br />

e moderne, i colori pastello, l’uso dei più diversi materiali... ogni<br />

particolare contribuiva a creare un’opera d’arte. Childan si ricordava<br />

benissimo quando in quel luogo c’erano solo le macerie della guerra.<br />

(L’uomo nell’alto castello, cap. 7)<br />

La battuta finale di questa citazione consente di andare ancora più a fondo<br />

nella comprensione del ruolo che gioca la città nell’immaginario<br />

dickiano. Childan ricorda una distruzione che, ovviamente, è avvenuta<br />

solo nel mondo del romanzo e non nella realtà del lettore e dell’autore. Ma<br />

il suo atteggiamento rivela, in controluce, l’atteggiamento e l’intenzione di<br />

Dick. Le città sono, per lui, luoghi della memoria (→ amnesia/anamnesi),<br />

territori di un conflitto tra una realtà in evoluzione e la forza affettiva dei<br />

ricordi, conflitto che si oggettiva nei romanzi di → fantascienza in una<br />

macchinazione o in un complotto che hanno sfalsato tra loro il ricordo del<br />

protagonista e la realtà visibile (→ realtà/illusione). In → La città sostituita<br />

Ted Barton lotta per riportare la sua Millgate all’antico aspetto, che è<br />

quello “vero” (qui il protagonista ricorda, e la città ha dimenticato); in →<br />

Tempo fuor di sesto, invece, Ragle Gumm ha dimenticato, e Oldt Town<br />

non è altro che una contraffazione costruita per nutrire la sua amnesia, di<br />

cui egli deve liberarsi per riconquistare la sua vera identità.<br />

Negli anni Cinquanta, come si vede, il simulacro ha ancora un carattere<br />

referenziale, e Dick crede ancora che sia possibile squarciare il velo<br />

di Maya per attingere una realtà autentica. Negli anni Sessanta comincerà<br />

a non essere più così, e Dick dubiterà dell’esistenza di una realtà<br />

“assoluta”, anche se farà di tutto per crederci ancora (→ Dio; religione).<br />

Ed è significativo che uno degli snodi più importanti di questo passaggio<br />

abbia ancora a che fare con la città, in uno dei romanzi meno studiati ma<br />

non per questo meno significativi di Dick, → Illusione di potere. Virgil<br />

Ackerman, proprietario della Tijuana Fur & Dye Corporation (→ capitale/lavoro),<br />

ha fatto ricostruire su Marte una replica minuziosamente<br />

fedele della Washington della sua infanzia, Wash-35, con tanto di portinaio<br />

nero (un → androide) che discute con Virgil, bambini (sempre androidi)<br />

che scambiano francobolli e fumetti con lui, e spettacoli con Jean<br />

Harlow. È lo stesso meccanismo che ha portato alla creazione di Oldt<br />

Town: ricostruire fin nei minimi particolari, nei più minuscoli dettagli,<br />

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