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to: basta ricordare il taxi del finale di → Illusione di potere che discute<br />

con Eric sulla compassione (cap. 14), o la bisbetica automobile che litiga<br />

con Joan Hiashi nel capitolo 2 di L’ora dei grandi vermi. Per finire,<br />

non possiamo non menzionare lo psichiatra omeostatico di → Le tre<br />

stimmate di Palmer Eldritch, l’onnipresente valigetta del dottor Sorriso<br />

(→ psichiatria) che accompagna Barney Mayerson per tutto il romanzo<br />

continuando a storpiargli il nome.<br />

Anche i quotidiani omeostatici (“omeodiani” o “omeogiornali”) sono<br />

un dettaglio che Dick inserisce spesso nelle sue storie (→ media). Da<br />

un lato, Dick sembra intuire l’aspetto in qualche modo meccanico che<br />

sta dietro alla confezione di un grande quotidiano (nel capitolo 3 di<br />

Ubik Joe Chip non riesce a far capire alla macchina omeodiana la differenza<br />

tra un pettegolezzo e una notizia finanziaria); dall’altro, attribuisce<br />

al quotidiano omeostatico capacità a volte notevoli di progettazione<br />

e creazione: nel racconto → Se non ci fosse Benny Cemoli è proprio il<br />

“New York Times” omeostatico che, funzionando automaticamente,<br />

crea dal nulla, o quasi, la figura dell’agitatore politico-sociale.<br />

Con la fabbrica automatica, l’autofac protagonista del racconto<br />

omonimo (→ Autofac), siamo invece al trionfo dell’effetto cieco degli<br />

automatismi e all’incapacità di comprendere il mutare degli eventi e<br />

della situazione. Alla fabbrica automatica, programmata per gestire autonomamente<br />

la produzione industriale in tempo di → guerra, i sopravvissuti<br />

non riescono a far capire che la guerra è finita e che possono riprendere<br />

in mano le scelte sull’utilizzo delle risorse. Perciò l’autofac<br />

continua imperterrita a buttar fuori giorno dopo giorno gli stessi prodotti,<br />

oppure, impazzita per il logoramento come in → Deus Irae (cap.<br />

9), segue una logica completamente folle e produce oggetti bizzarri e inservibili<br />

(nel capitolo 13 trasforma la bici di Pete prima in tre tricicli,<br />

poi in una serie di trampoli a molla).<br />

Con gli androidi (per i quali rimandiamo comunque alla specifica<br />

voce) la questione della tecnica raggiunge esplicitamente l’antropologia<br />

e pone il problema dell’instabile linea di demarcazione tra uomo e macchina.<br />

Questo testimonia, come intuisce anche Umberto Rossi, che in<br />

Dick l’essenza della tecnica, sulla scorta di Heidegger, riposa altrove<br />

che nella tecnica stessa (che poi è un modo solo un po’ più complicato<br />

di dire che la tecnica e l’uomo si definiscono a vicenda, in un processo<br />

circolare). Facendo riferimento a Le tre stimmate e alla → droga risolutiva<br />

di Palmer Eldrich, il Chew-Z, possiamo dunque dire che la tecnica,<br />

in complementare concorrenza con la teologia (→ Dio), “promette né<br />

più né meno che la redenzione dalla finitudine umana” (Rossi 1994, p.<br />

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