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categoria, pensò, imperitura. Come tutti noi. Finiremo tutti quanti insieme a<br />

Pooh, in un nuovo luogo più chiaro e duraturo.” Il più grande romanzo della fase<br />

“acida” di Dick, quello che ha fatto discutere ed entusiasmare critici e fan,<br />

quello che non lascia via di scampo, porta casualmente al centro di sé una delle<br />

poetiche predilette dell’autore: il ritorno all’infanzia, la regressione in un mondo<br />

innocente qui simbolicamente raffigurato da Winnie-the-Pooh, il personaggio<br />

di Alan Alexander Milne (a cui, non a caso, John Tyerman Williams ha dedicato<br />

una scherzosa lettura filosofica). Perché Ubik è sì un poderoso trattato di<br />

teologia negativa, un viaggio verso il Grande Nulla che traduce il dettato freudiano<br />

del ritorno dall’organico all’inorganico, una velenosa satira contro i mass<br />

media e la pubblicità, contro la meccanicità delle cose e la ribellione degli oggetti,<br />

e anche uno dei sottili giochi teologici nel mondo mitopoietico e illusoriamente<br />

agiografico di Dick, ma è anche un manuale per la ricerca non tanto della<br />

salvezza, quanto di un nuovo grembo dove incarnarsi e rinascere. Scritto nel<br />

1966 e pubblicato tre anni dopo, Ubik si svolge in un futuro prossimo, il 1992,<br />

ma che sembrava allora lontanissimo. Punto di partenza è lo scontro in corso fra<br />

Glen Runciter, proprietario della Runciter Associates (un’associazione che utilizza<br />

“inerziali”, cioè esseri umani capaci di annullare le facoltà degli altri umani<br />

dotati di poteri Esp) e l’analoga e contrapposta associazione di precognitivi e telepati<br />

guidata da Ray Hollis. Quando uno dei migliori telepati di Hollis scompare<br />

sottraendosi alla sorveglianza dell’organizzazione di Runciter, questi si reca in<br />

visita alla moglie Ella, morta giovanissima ma tenuta in condizione di semivita<br />

nel Moratorium Diletti Fratelli, in Svizzera. La “resurrezione” di Ella viene guastata<br />

però dalle interferenze di Jory, il vicino di bara, un quindicenne con molta<br />

energia vitale. L’eroe del romanzo è Joe Chip, uno dei dipendenti di Runciter,<br />

specialista in misurazioni di campi e controcampi psichici, perennemente<br />

squattrinato e vittima di meccanismi omeostatici come porte che rifiutano di<br />

aprirsi e distributori automatici che non funzionano; proprio a Joe Chip tocca<br />

di presentare a Runciter una nuova specialista, Pat Conley, unica inerziale capace<br />

di modificare il passato. Joe, Pat e un gruppo di altri inerziali vengono portati<br />

sulla Luna da Runciter per bloccare un tentativo di spionaggio di Hollis, ma finiscono<br />

in una trappola. Runciter muore e Joe Chip si trova a guidare il gruppo<br />

dei superstiti. Per prima cosa conduce Runciter al Moratorium per poter entrare<br />

in contatto con lui, ma nessuna forma di semivita sembra possibile. E nel frattempo<br />

accadono strani fenomeni: le sigarette si sbriciolano, un paio di inerziali<br />

muoiono come se fossero invecchiati di colpo, la panna dei distributori di caffè<br />

è acida e Runciter comincia a manifestarsi sotto forma di avvisi sulle bustine di<br />

fiammiferi e negli spot televisivi: la realtà diventa, insomma, una specie di incubo<br />

psichedelico in cui tutto scorre al contrario. Runciter riesce a contattare<br />

Chip attraverso la scritta in un gabinetto “io sono vivo, voi siete morti”. È la sua<br />

mano che traccia queste parole, che stanno a significare che l’esplosione ha ucciso<br />

Chip e gli inerziali, sprofondandoli in un paramondo. In questa realtà Runciter,<br />

dato per spacciato al Moratorium, viene intanto sepolto nel suo paese na-<br />

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