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Nick si troverà, per una serie di coincidenze, a entrare in possesso del libro<br />

del Glimmung: un magico volume che cambia ogni volta che qualcuno lo legge,<br />

e dove c’è scritto tutto quel che c’è da sapere sulle varie creature del pianeta,<br />

compreso ciò che accadrà loro. Se da un lato questo dà un vantaggio a Nick,<br />

dall’altro ne fa il bersaglio obbligato del Glimmung e dei suoi scherani. Inoltre<br />

Nick smarrisce l’amato gatto Horace e si mette in viaggio, accompagnato da<br />

una pattuglia di spiddle (alieni di buon animo ma assai poco credibili come<br />

combattenti), in cerca del gatto e soprattutto di uno stampatore che gli permetta<br />

di copiare il libro. In realtà tutto il suo viaggio lo porterà dritto nelle grinfie<br />

del Glimmung, e a quel punto solo la lettura del libro gli suggerirà un possibile<br />

modo di risolvere la situazione.<br />

Anche se il finale è un po’ affrettato e discretamente ambiguo (come al solito<br />

il Glimmung non può essere definitivamente eliminato, anche se può essere<br />

tenuto in scacco; e forse non è neanche così cattivo...), la storia è affascinante<br />

perché è quintessenzialmente dickiana, ma senza quelle esagerazioni nella complicazione<br />

della trama che talvolta intaccano anche le opere migliori del nostro.<br />

Interessante, del resto, l’idea del libro che descrive completamente un mondo<br />

e che si aggiorna: Dick l’aveva ripresa da Utopia, andata e ritorno, e la riproporrà<br />

in Divina invasione, dove però il volume sarà nientemeno che la Torah. E<br />

anche l’idea di un pianeta dove possano coesistere (quasi) pacificamente razze e<br />

culture diverse è assai prossima all’utopia psichiatrica di Follia per sette clan.<br />

Infine, va detto che questo libro ha ispirato uno dei più bei romanzi di fine<br />

secolo (XX), ovvero Ragazza con paesaggio di Jonathan Lethem, che ne è a tutti<br />

gli effetti una sofisticata riscrittura in chiave avantpop, con l’aggiunta di una sostanziosa<br />

dose dell’autentica mitologia americana: il western. (U.R.)<br />

Temi: alieni; arte; artigianato; California/Marte; città; fantascienza; guerra.<br />

Noi marziani<br />

Titolo originale: Martian Time-Slip (1964).<br />

Ispirato a: il racconto All We Marsmen (pubblicato nel 1963 su “Worlds of<br />

Tomorrow”, inedito in Italia).<br />

Noi marziani è senza dubbio il testo di Dick più commentato e studiato insieme<br />

a L’uomo nell’alto castello. Forse perché rispetto ad altri romanzi di Dick è più<br />

compatto e coerente; forse perché la resa dal punto di vista interno di una mente<br />

autistica è riuscita particolarmente bene; forse perché dietro Marte si vede<br />

abbastanza chiaramente, in controluce, l’America, in particolare quel microcosmo<br />

americano che è la California. Si sospetta che il romanzo come lo leggiamo<br />

oggi sia la trasformazione in fantascienza di un preesistente dattiloscritto perduto,<br />

probabilmente di carattere realistico, uno dei vari romanzi scritti da Phil<br />

tra il 1955 e il 1962 per cercare di fare breccia nel mercato della narrativa generale<br />

(che gli avrebbe portato maggior prestigio e soprattutto più soldi); in assenza<br />

del dattiloscritto siamo però nel regno delle pure ipotesi.<br />

Tutto ruota, a ben vedere, attorno al bambino autistico Manfred Steiner e<br />

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