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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

momenti rappresentati» e al fatto che, leggendo l’opera, noi «partecipiamo» 78 a essi –<br />

ricorda <strong>il</strong> discorso lukácsiano, quanto alla linearità degli eventi della vita che <strong>il</strong> ricordo –<br />

stante la continuità del tempo – è capace di abbracciare e condensare entro di sé, e<br />

quanto all’essenziale rapporto tra temporalità e vita che nel ricordo si realizza.<br />

Un’interessante affinità tra i due autori, derivante probab<strong>il</strong>mente dalla comune<br />

ascendenza bergsoniana, consiste nel fatto che la definizione del ricordo – in Ingarden<br />

l’orizzonte del passato che viene ritenuto – è possib<strong>il</strong>e a partire dalla linearità del tempo.<br />

Ovvero: per Lukács come per Ingarden <strong>il</strong> tempo è, in modo costitutivo, lineare e <strong>il</strong> suo<br />

allineamento consente all’intenzione che li coglie (per Ingarden), o al ricordo (per Lukács),<br />

di ripercorrere i singoli eventi del passato. D’altra parte anche l’importanza che Ingarden<br />

ascrive al passato e al futuro rappresentati non è lontana dall’idea lukácsiana che la<br />

speranza e <strong>il</strong> ricordo siano intensità temporali essenziali per <strong>il</strong> romanzo.<br />

Tra tempo del romanzo e tempo della vita non c’è, per la Teoria lukácsiana, discrepanza.<br />

Il tempo del romanzo, in Lukács, è una configurazione della temporalità reale. Il tempo<br />

del romanzo «afferra <strong>il</strong> senso e lo volge in figure» 79 , configurando per i suoi personaggi e<br />

per gli uomini che al suo mondo storico appartengono la speranza o <strong>il</strong> ricordo di un senso.<br />

Per Ingarden invece <strong>il</strong> “doppio orientamento” della relazione temporale, nei confronti del<br />

passato e del futuro, è un tratto essenziale ed esclusivo del tempo rappresentato,<br />

estraneo alla temporalità reale.<br />

Speranza e ricordo, afferma Lukács, «hanno <strong>il</strong> potere di superare <strong>il</strong> tempo» 80 . Un sim<strong>il</strong>e<br />

superamento ha, nell’autore della Teoria del romanzo, un carattere diverso da quello che<br />

si ritrova in Ingarden. Se infatti in quest’ultimo <strong>il</strong> superamento riguardava <strong>il</strong> rapporto tra <strong>il</strong><br />

tempo rappresentato e <strong>il</strong> tempo reale, e nello specifico <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio del primo sul secondo,<br />

in Lukács – per <strong>il</strong> quale non è in questione una differenza ontologica dei due tempi – esso<br />

indica la capacità del ricordo e della speranza di sorvolare una corrente di vita passata e,<br />

di là dal succedersi necessitato degli avvenimenti, tendere verso un futuro. Nelle<br />

trattazioni del “doppio orientamento”, e della speranza e del ricordo, si dà dunque a<br />

vedere, insieme alla comunanza delle riflessioni dei due autori – e, si potrebbe forse<br />

meglio dire, in essa – pure <strong>il</strong> discrimine, la differenza che li separa.<br />

Si può notare poi come sia Ingarden sia Lukács concepiscano, per certi aspetti, <strong>il</strong> tempo<br />

come un’individualità. Per Ingarden tale natura individuale del tempo si dà a vedere nelle<br />

rappresentazioni in cui «una scena è posta in luce in tutta la sua concreta pienezza e nella<br />

sua estensione temporale»: esse mostrano <strong>il</strong> tempo «come un individuo assoluto nella sua<br />

individualità» 81 . Per Lukács, sim<strong>il</strong>mente, «la vasta unità temporale abbracciata» da<br />

78<br />

Ibid., p. 328.<br />

79<br />

G. Lukács, Teoria del romanzo cit., p. 117.<br />

80<br />

Ibid.<br />

81<br />

R. Ingarden, L’opera d’arte letteraria cit., p. 334.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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