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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

A questo proposito, <strong>il</strong> pensiero di Ingarden offre lo spunto per due importanti<br />

considerazioni. La prima riguarda la modernità dell’accento che <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo pone sui<br />

fenomeni ricettivi, abbiano essi per oggetto la rappresentazione o l’opera teatrale oppure<br />

l’opera d’arte letteraria. Nel campo specifico degli studi teatrali la questione tutta<br />

novecentesca dell’estetica della ricezione resta oggi come ieri un nodo insoluto, sempre<br />

più al centro dell’attenzione di semiologi e storici del teatro innanzitutto per <strong>il</strong> ruolo attivo<br />

che, nel XX secolo, la regia ha attribuito al pubblico con una consapevolezza<br />

progressivamente maggiore. Com’è noto, i primi a rivolgere la propria attenzione alla<br />

ricezione teatrale sono stati i riteatralizzatori, i quali, riconoscendo come finalità<br />

dell’evento scenico l’esperienza estetica dello spettatore, come pure la funzione<br />

costruttiva svolta dai processi cognitivi all’interno dello spettacolo, giocano con le<br />

possib<strong>il</strong>ità espressive della messa in scena allo scopo di reintegrare lo spettatore nello<br />

spettacolo teatrale – un progetto che, malgrado la varietà di soluzioni estetiche cui<br />

approda di volta in volta, muove sovente da uno sguardo nostalgico verso <strong>il</strong> teatro greco<br />

e la comunità coesa di pubblico e attori che lo animava 17 . In particolare, tra le diverse<br />

posizioni assunte in merito dai registi delle avanguardie, si distingue Vsevolod Mejerchol’d<br />

che, rifiutando la passività del teatro borghese, propone la concezione dello spettatore<br />

come “quarto creatore” dello spettacolo teatrale, visualizzandolo – in un immaginario<br />

modello triadico – accanto al regista e opposto all’autore e all’attore 18 . Su questa linea<br />

teorica muove <strong>il</strong> pensiero di Ingarden e non è un caso che, del suo impianto teorico, studi<br />

teatrali successivi abbiano colto con maggiore interesse proprio questo aspetto, anche se<br />

spesso non per via diretta, ma attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro interpretativo della Scuola di Costanza, la<br />

cui Rezeptionsästhetik muove anche e in misura considerevole dalla fenomenologia di<br />

Ingarden 19 . Un esempio a noi vicino è offerto da Marco De Marinis che nella Semiotica del<br />

teatro, a proposito dell’estetica della ricezione, avanza l’ipotesi di un ribaltamento della<br />

prospettiva di analisi della messa in scena, partendo dallo spettatore non quale ricevente,<br />

forma dalla nascita alla sua ultimazione, sia come trasformazione che l’opera finita esperisce nelle<br />

concretizzazioni. Nel caso dell’opera teatrale, <strong>il</strong> ciclo vitale comprende però un passaggio intermedio: in<br />

quanto opera nuova, lo spettacolo teatrale – o meglio la concretizzazione dell’opera letteraria drammatica che<br />

<strong>il</strong> regista realizza in forma scenica e che quindi è parte della vita dell’opera letteraria drammatica – dà origine<br />

a un ciclo vitale autonomo rispetto al testo che rappresenta, destinato a sostanziarsi a propria volta in altre<br />

concretizzazioni, le quali, raggruppandosi, formano la tradizione scenica dell’opera teatrale stessa. Ibid., pp.<br />

438-466.<br />

17<br />

Vedi E. Fischer-Lichte, Die Entdeckung des Zuschauers: Paradigmenwechsel auf dem Theater des 20.<br />

Jahrhunderts, Francke, Tübingen 1997.<br />

18<br />

Per approfondimenti si rimanda a V.E. Mejerchol`d, La rivoluzione teatrale, Editori Riuniti, Roma 2001.<br />

19<br />

Corrente critico-letteraria nata nel 1967 all’Università di Costanza dalla ricerca di Hans Robert Jauss,<br />

Manfred Fuhrmann, Wolfgang Iser e Wolfgang Preisendanz, la Rezeptionsästhetik, anche nota come “Scuola<br />

di Costanza”, si occupa dei fenomeni legati alla ricezione dell’opera letteraria (per un primo approccio vedi: K.<br />

Semsch, “Rezeptionsästhetik”, in Historisches Wörterbuch der Rhetorik, a cura di G. Ueding, Niemeyer,<br />

Tübingen 1992-, vol. 7, 2005, pp. 1363-1374.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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