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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
scritto emerge infatti con chiarezza la poca r<strong>il</strong>evanza della trattazione di che cos’è un’unità<br />
di significato e come funziona, che si svolge sul piano puramente logico, rispetto al più<br />
ampio problema entro cui si va a inquadrare L’opera d’arte letteraria. Pertanto possiamo<br />
dire che solo la restituzione del prof<strong>il</strong>o ontologico del significato incide in maniera decisiva<br />
su tale questione. Su questo secondo aspetto dovremo adesso concentrarci: qual è <strong>il</strong><br />
modo d’essere delle unità di significato?<br />
3. Il modo d’essere del significato<br />
Abbiamo più volte detto in precedenza che la definizione dello statuto ontologico delle<br />
unità di significato è centrale per la più ampia compagine problematica in cui Ingarden<br />
colloca, almeno stando alla Prefazione alla prima edizione, L’opera d’arte letteraria. È a<br />
quest’altezza infatti che assistiamo all’applicazione del concetto di eteronomia a quello di<br />
significato e dunque, a nostro avviso, a un’implicita presa di posizione determinante<br />
rispetto al “problema idealismo-realismo”.<br />
È nel §18, introducendo la proposizione e soffermandosi ancora sul significato di parola,<br />
che Ingarden tenta di risolvere la questione del “modo d’essere” del significato. Il fuoco<br />
della questione è definire quanto è ontologicamente proprio del significato e che pertanto<br />
lo rende irriducib<strong>il</strong>e alle proprie condizioni ontologiche (formazioni sonoro-linguistiche,<br />
materiale reale, concetti ideali) 55 .<br />
In un’unità di significato <strong>il</strong> punto centrale è comprendere <strong>il</strong> ruolo e lo statuto del senso<br />
all’interno della parola o della proposizione. Ingarden chiarisce subito che <strong>il</strong> «“mirare a’<br />
intenzionale connesso al contenuto delle parole […] non è affatto una proprietà sonora<br />
della parola stessa, ma rispetto ad essa ha una natura del tutto eterogenea, pur<br />
essendole connesso» 56 . Sicché «quando si verifica un tale “collegamento”’ o, meglio,<br />
quando la parola porta un significato, vuol dire che la parola è stata costretta<br />
esternamente ad assumere questa funzione, e tale funzione può venirle conferita solo<br />
mediante un atto soggettivo di coscienza» 57 .<br />
Il collegamento tra senso e suono è dunque operato dalla coscienza. Ecco come Ingarden<br />
descrive questa operazione:<br />
L’intenzionalità della parola è un’intenzionalità presa in prestito dall’atto corrispettivo.<br />
Mentre però l’intenzionare contenuto nell’atto di coscienza costituisce un momento<br />
concreto, reale dell’atto e condivide con l’intero atto la sua assolutezza e autonomia<br />
ontologica (esiste nello stesso senso dell’atto stesso), l’intenzionare attribuito alla parola<br />
55 Cfr. L’opera d’arte letteraria, pp. 472 sgg. e 479 sgg.<br />
56 L’opera d’arte letteraria cit., p. 170.<br />
57 Ibid.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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