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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

come se ci fossero due piani distinti: <strong>il</strong> primo, quello degli oggetti ontologicamente<br />

autonomi, ancorato alla realtà, e quello degli oggetti puramente intenzionali la cui realtà si<br />

basa sulla possib<strong>il</strong>ità di essere rappresentati come se fossero reali. Questa distinzione<br />

ricorda quella kantiana tra un livello produttivo della determinazione degli oggetti e uno<br />

meramente simbolico riproduttivo in cui gli oggetti possono essere di fatto conosciuti per<br />

analogia con quelli reali. Questa posizione, anche discussa come “doppio schematismo”,<br />

ha esposto la f<strong>il</strong>osofia trascendentale a molte critiche rivolte a potenziare ed estendere <strong>il</strong><br />

processo della finzione sia nella direzione della formazione di concetti astratti sia in quella<br />

di un’analisi cognitiva della sensib<strong>il</strong>ità. In fenomenologia, e quindi in una visione diversa<br />

della realtà trascendentale, si pone alla stessa stregua <strong>il</strong> problema di comprendere se<br />

all’interno della determinazione schematica sia possib<strong>il</strong>e individuare livelli più o meno<br />

astratti e, quindi, più stab<strong>il</strong>i di altri 25 .<br />

La nozione di “schema” che, a livello dell’opera letteraria, sembra poter rimanere<br />

nell’ambito meramente della concretizzazione coscienziale rimanda invece a una<br />

dimensione più generale che, in fondo, è la questione stessa di partenza, vale a dire la<br />

controversia tra realismo e idealismo, al cui interno la finzione rimane ancora <strong>il</strong> caso più<br />

complesso di un certo riconoscimento ideale della realtà. Di questo processo di<br />

riconoscimento e interpretazione lo schema è portatore fin dalla f<strong>il</strong>osofia trascendentale<br />

kantiana, e in Ingarden trova un valido momento di approfondimento.<br />

25 Questa questione è stata posta con acume da Stjernfelt che nel suo Diagrammatology cit., propone una<br />

revisione ed, insieme, estensione del punto di vista di Ingarden confrontandolo con la concezione dei<br />

kinesthetic image schemes di George Lakoff, i prototipi di Eleanor Rosch e i diagrammi di Peirce.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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