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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

qualità della determinazione del “testo principale” nel contesto spettacolare potrebbe<br />

aprire prospettive stimolanti agli studi semiotici contemporanei sulla performance teatrale,<br />

partendo per esempio da una reinterpretazione del testo di Ingarden con <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro delle<br />

ipotesi speculative esposte da Cesare Segre nel capitolo introduttivo di Teatro e romanzo,<br />

dedicato alla semiotica del teatro 49 . Affrontando <strong>il</strong> problema dell’individuazione dei tratti<br />

distintivi dell’arte teatrale, Segre fa riferimento, tra le altre, alla tesi di Alessandro Serpieri,<br />

che in “Ipotesi teorica di segmentazione del testo teatrale” individua l’essenza dello<br />

spettacolo teatrale, inteso come performance, nella “deissi” 50 .<br />

Il teatro è istituzionalmente vincolato al processo di enunciazione; ha bisogno di un<br />

contesto pragmatico; ha una assialità temporale sempre basata sul presente: <strong>il</strong> suo spazio<br />

è la deissi 51 .<br />

Secondo Serpieri, nello spettacolo teatrale le parole sono i movimenti dei personaggi, in<br />

relazione sia allo spazio scenico e ai suoi complementi, sia al tempo della<br />

rappresentazione: per lo studioso, la teatralità necessita delle parole e, dal momento che<br />

le parole hanno funzione deittica, la teatralità implica necessariamente la deissi 52 .<br />

Muovendo da questa tesi, Segre conclude che spiegare in termini di funzione deittica <strong>il</strong><br />

ruolo che <strong>il</strong> testo teatrale svolge all’interno dello spettacolo significa spiegare <strong>il</strong> rapporto<br />

che intercorre tra <strong>il</strong> dramma e la messa in scena non più come opposizione o<br />

subordinazione di una delle due parti all’altra, ma come collaborazione e interazione che si<br />

stab<strong>il</strong>isce tra <strong>il</strong> linguaggio letterario e gli altri linguaggi propri della scena. Ingarden non<br />

parla di deissi; ciò nonostante la continuità tra questa proprietà della lingua e la natura<br />

determinata del “testo principale” nello spettacolo teatrale è evidente, in quanto, in<br />

entrambi i casi, l’accento cade sulla capacità delle parole di sv<strong>il</strong>uppare l’azione teatrale in<br />

virtù del rapporto qualificante con l’hic et nunc della messa in scena, rapporto in cui<br />

parole ed elementi contestuali si definiscono e supportano reciprocamente, con un uguale<br />

valore all’interno della messa in scena.<br />

49<br />

C. Segre, Teatro e romanzo. Due tipi di comunicazione letteraria, Einaudi, Torino 1984.<br />

50<br />

Per “deissi” o “semiosi deittica” si intende una funzione linguistica che serve a collocare un enunciato nello<br />

spazio e nel tempo, ovvero stab<strong>il</strong>isce una relazione tra l’enunciato e <strong>il</strong> contesto di enunciazione. Per<br />

approfondimenti vedi: Studi di grammatica italiana, a cura dell’Accademia della Crusca, Sansoni, Firenze 2004;<br />

G. Salvi & L. Vanelli, Nuova grammatica italiana, Il Mulino, Bologna 2004; L. Cantoni & N. Di Blas,<br />

Comunicazione. Teorie e pratiche, Apogeo, M<strong>il</strong>ano 2006.<br />

51<br />

A. Serpieri, “Ipotesi teorica di segmentazione del testo teatrale”, Strumenti critici, 32-33, 1977, pp. 90-135,<br />

p. 95, qui citato da M. De Marinis, Semiotica del teatro cit., p. 48.<br />

52<br />

L’analisi di Serpieri ha per oggetto la performatività dello spettacolo teatrale. Essendo <strong>il</strong> concetto di<br />

performatività strettamente legato alla teoria di John L. Austin sugli atti linguistici performativi, ne consegue<br />

che per Serpieri lo spettacolo teatrale necessita di parole.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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