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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

«precede un altro futuro presente accessib<strong>il</strong>e in primo momento solo nell’attesa» 45 . La<br />

struttura originaria del tempo, dunque, è per Ingarden data, husserlianamente, dal<br />

rapporto di ritenzione e protensione che <strong>il</strong> presente intrattiene, rispettivamente, con i<br />

momenti passati e con quelli futuri. In questo passo ingardeniano, però, non sono Husserl<br />

e la sua fenomenologia ad essere citate 46 , ma Bergson. A quanto detto, scrive infatti<br />

Ingarden, «ha fatto riferimento soprattutto Henri Bergson» 47 . Della teoria bergsoniana<br />

Ingarden r<strong>il</strong>eva la distinzione tra i «ritmi diversi nelle sue diverse fasi» 48 che <strong>il</strong> tempo ha.<br />

Nel corso del paragrafo sul tempo rappresentato <strong>il</strong> nome, e i concetti, del f<strong>il</strong>osofo<br />

francese, ritorneranno diverse volte, mostrandosi come importante f<strong>il</strong>o conduttore della<br />

trattazione ingardeniana della temporalità 49 . Bergson si mostra così come l’origine di<br />

aspetti r<strong>il</strong>evanti della concezione del tempo che Ingarden espone ne L’opera d’arte<br />

letteraria. La durée di Bergson si ritrova in Ingarden nell’idea dello “svolgimento” 50 di fasi<br />

temporali riempite, come nel convincimento che del tempo siano rappresentab<strong>il</strong>i soltanto<br />

«singole “porzioni”» e mai «la sua continuità» 51 . Ciò che, in maniera essenziale, Ingarden<br />

acquisisce dall’autore del Saggio sui dati immediati della coscienza 52 è la non divisib<strong>il</strong>ità<br />

del tempo: «come lo spazio, anche <strong>il</strong> tempo – così si legge nel testo ingardeniano – non<br />

ha interruzioni» 53 . Ed ecco che, nella f<strong>il</strong>osofia di Bergson, si ritrova quell’affinità – di cui si<br />

è parlato in apertura – tra la trattazione lukácsiana e la teoria di Ingarden. È proprio<br />

all’inizio delle considerazioni rivolte al rapporto tra tempo e romanzo, infatti, che Lukács si<br />

rifà al pensiero di Bergson, identificando nella sua durée la temporalità reale. «Il tempo<br />

costituisce la discrepanza più vistosa tra l’idea e la realtà: intendiamo lo scorrere del<br />

tempo in quanto durata» 54 – si legge nel testo lukácsiano.<br />

La durée di Bergson è per Lukács «<strong>il</strong> tempo effettivo» 55 , <strong>il</strong> tempo reale intrinseco al<br />

mondo e all’uomo, e dunque la temporalità che diviene intrinseca al romanzo. Che la<br />

45<br />

R. Ingarden, L’opera d’arte letteraria cit., p. 326.<br />

46<br />

Ma Ingarden ha fatto riferimento poco prima alle lezioni husserliane sul tempo, richiamandole quanto al<br />

tema fondamentale della costituzione soggettiva della temporalità (Ibid., p. 325, n. 31). Più avanti nel corso<br />

del paragrafo affermerà esplicitamente che «gli avvenimenti esterni ci appaiono in una ritenzione immediata o<br />

rimemorazione» (Ibid.), e citerà in nota, altrettanto esplicitamente, Husserl.<br />

47<br />

Ibid., p. 326.<br />

48<br />

Ibid.<br />

49<br />

Ne L’opera d’arte letteraria Bergson comparirà nuovamente. Osserva Gasperoni nell’“Introduzione” al libro<br />

che è proprio nei primi studi compiuti da Ingarden su Bergson che trova le proprie radici l’impiego della<br />

nozione di “schema”, Ibid., p. 24.<br />

50<br />

Cfr. Ibid., p. 329.<br />

51<br />

Ibid.<br />

52<br />

H. Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza (1889), trad. di F. Sossi, Raffaello Cortina, M<strong>il</strong>ano<br />

2002.<br />

53<br />

R. Ingarden, L’opera d’arte letteraria cit., p. 330.<br />

54<br />

G. Lukács, Teoria del romanzo cit., p. 113.<br />

55 Ibid., p. 114.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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