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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

direttamente alla f<strong>il</strong>osofia kantiana <strong>il</strong> cui trascendentalismo è mediato da Husserl e dai<br />

Neokantiani. E, di fatto (allo stato delle mie ricerche), Ingarden non si sofferma mai a<br />

trattare la teoria dello schematismo kantiano. Probab<strong>il</strong>mente Ingarden conosce l’orizzonte<br />

postkantiano rispetto alla questione della finzione, soprattutto attraverso la lettura<br />

dell’opera Die Ph<strong>il</strong>osophie des Als-Ob (1922) di Hans Vaihinger, interprete significativo<br />

della Critica della ragione pura e noto per la sua riflessione sulle finzioni la cui forma<br />

linguistica è rappresentata dall’espressione “als ob” (come se) 7 . Ingarden si riferisce a<br />

quest’opera già nella lettera a Husserl del 1918 per spiegare in che modo egli ritenga sia<br />

opportuno fondare la realtà degli oggetti ideali al di là dei «significati del come se» 8 . E si<br />

riferisce in modo critico alla teoria di Vaihinger in cui la realtà degli oggetti ideali non può<br />

essere ridotta solamente all’uso di tali significati 9 . Come evidenzia la lettera a Husserl<br />

l’obiettivo di Ingarden è di fondare lo statuto della finzione non esclusivamente su uno dei<br />

due poli della controversia tra idealismo e realismo, facendo dell’oggetto finzionale un<br />

ente del tutto trascendente e della realtà un Ding an sich inaccessib<strong>il</strong>e.<br />

Ripercorrendo le tracce dell’uso della nozione di “schema”, Ingarden si confronta proprio<br />

con questi due tipi di trascendenza: delle idee da un lato, della realtà dall’altro – e lo fa<br />

avendo come riferimento principale gli Schemata des Handelns (schemi dell’azione) di<br />

Bergson. Nell’opera Zur Grundlegung der Erkenntnistheorie Ingarden si riferisce alla<br />

sussunzione delle intuizioni sotto le categorie nella f<strong>il</strong>osofia trascendentale kantiana, ma <strong>il</strong><br />

riferimento esplicito alla nozione di “schema” è rappresentato dalla f<strong>il</strong>osofia di Bergson, <strong>il</strong><br />

quale secondo Ingarden avrebbe <strong>il</strong> merito di individuare una dimensione immediata<br />

puramente coscienziale della datità intuitiva 10 . All’analisi dell’intelletto e dell’intuizione in<br />

Bergson, Ingarden dedica la propria tesi di dottorato (sotto la supervisione di Husserl),<br />

opera densa e complessa. L’impiego di Bergson della nozione degli «schèmes de notre<br />

action sur la matière» è limitato alla determinazione dell’omogeneità dello spazio e del<br />

7<br />

H. Vaihinger, Die Ph<strong>il</strong>osophie des Als-Ob. System der theoretischen, praktischen und religiösen Fiktionen der<br />

Menschheit auf Grund eines idealistischen Positivismus. Mit einem Anhang über Kant und Nietzsche (1911);<br />

trad. di F. Voltaggio, La f<strong>il</strong>osofia del “come se”. Sisema delle finzioni scientifiche, etico-pratiche e religiose del<br />

genere umano, Astrolabio, Roma 1967.<br />

8<br />

R. Ingarden, “The letter to Husserl about the VI [Logical] Investigation and ‘Idealism’” (luglio 1918), in<br />

Ingardeniana I, Analecta Husserliana, vol. 4, a cura di A.-T. Tymieniecka, Reidel, Dordrecht-Boston 1976, p.<br />

428.<br />

9<br />

Ibid.: «But should there be a reality then necessar<strong>il</strong>y it would have to be principally different from these “asif-meanings”».<br />

10<br />

R. Ingarden, Zur Grundlegung der Erkenntnistheorie cit., pp. 164-169. È rispetto alla percezione, al<br />

contempo continua e lacunosa, di aspetti esteriori che Daniela Angelucci instaura un confronto tra Ingarden e<br />

Bergson: «[…] laddove i dati sensib<strong>il</strong>i degli aspetti esteriori percepiti concretamente mutano di continuo –<br />

trascorrono nel fluire della loro durata, direbbe Bergson, citato esplicitamente da Ingarden –, sebbene nel<br />

percepirne la superficie esterna non siamo costantemente consapevoli della loro incessante mutevolezza, gli<br />

aspetti schematizzati nell’opera letteraria sono contraddistinti da una certa rigidità», L’oggetto poetico.<br />

Conrad, Ingarden, Hartmann, Quodlibet, Macerata 2004, p. 104.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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