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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

Aggiunge tuttavia Husserl: con l’epoché «lei non perderà l’ontologia (e la metafisica), le<br />

riconquisterà piuttosto in un senso approfondito e in un nuovo iter metodologico» 7 . Non<br />

vanno cioè sottovalutati e tanto meno perduti, allargando <strong>il</strong> discorso, i mondi di<br />

conoscenze costruitisi, con fatica ed entusiasmo, in molteplici ricerche, nei lunghi tempi<br />

della nostra cultura; vanno piuttosto visti con occhi nuovi, in modi non assolutizzanti (non<br />

dogmatici, direbbe Antonio Banfi), e in un loro ruolo non esclusivo di altri saperi; in grado<br />

dunque di lasciare spazio a punti di vista diversi, senza alcuna preventiva<br />

gerarchizzazione.<br />

Ingarden riconosce che Husserl non poteva accettare che egli «non negasse affatto la<br />

considerazione della costituzione, ma per così dire la spostasse alla fine della problematica<br />

complessiva. Perché era qui in causa soprattutto <strong>il</strong> fatto che le mie ricerche si<br />

proponevano apertamente di procurarsi argomenti contro l’idealismo trascendentale con<br />

l’aiuto dei risultati ontologici» 8 . In una nota spiega:<br />

Il rimprovero di “ontologismo” che Husserl mi muoveva poteva significare diverse cose. In<br />

primo luogo poteva semplicemente trattarsi del fatto che io mi occupavo di ricerche<br />

orientate ontologicamente, anziché toccare problemi di costituzione fenomenologica. Ma <strong>il</strong><br />

rimprovero andava evidentemente oltre, al fatto che io ritenevo definitivi i risultati ottenuti<br />

sul piano ontologico 9 .<br />

Dato che aveva raggiunto, proprio occupandosi in anni antecedenti «di percezioni esterne<br />

e dei connessi problemi costitutivi», la convinzione che non era possib<strong>il</strong>e condurre con<br />

successo osservazioni sulla costituzione «senza una precedente chiarificazione della<br />

natura di ciò che è costituito» 10 . La riflessione a livello ontologico doveva dunque per lui<br />

precedere quella a livello costitutivo. Del resto Ingarden aveva presto notato «un grande<br />

mutamento nella posizione di Husserl in confronto con gli anni 1917-1918. Tutto<br />

sembrava adesso in Husserl completamente deciso in relazione alla svolta verso<br />

l’idealismo. Era diffic<strong>il</strong>mente possib<strong>il</strong>e convincere Husserl che si potessero avere dei dubbi<br />

in proposito» 11 .<br />

2. Husserl d’altronde era stato più volte esplicito: «Forse potrà capire già dalla seconda<br />

parte di Logica formale e trascendentale perché io non posso accettare la sua<br />

anteposizione dell’ontologico all’intenzional-fenomenologico» 12 .<br />

7<br />

Ibid., p. 64.<br />

8<br />

Ibid., p. 167.<br />

9<br />

Ibid., pp. 165-167, n. 50.<br />

10<br />

Ibid., p. 166.<br />

11<br />

Ibid., p. 156; ma cfr. le pp. 142-158.<br />

12 Ibid., pp. 55-56.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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