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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

quarto strato, quello degli aspetti schematizzati concerne la classica idea in<br />

fenomenologia, ossia quella di Edmund Husserl, secondo cui gli oggetti percepiti non<br />

possono mai essere afferrati nella loro totalità se non attraverso una serie molteplici di<br />

aspetti che corrispondono ai punti di vista da cui vengono percepiti e che sono quindi<br />

sempre potenzialmente attualizzab<strong>il</strong>i 3 .<br />

Questa potenzialità interna alla rappresentazione degli aspetti è descritta attraverso la loro<br />

struttura schematica che <strong>il</strong> presente saggio intende approfondire in tre momenti: dopo<br />

una breve premessa introduttiva, nella prima parte sarà presa in considerazione la<br />

questione dell’origine epistemica della nozione di schema nella f<strong>il</strong>osofia di Ingarden. A<br />

partire in particolar modo dal confronto con la concezione bergsoniana degli schèmes de<br />

notre action sur la matière, nella seconda parte si passerà ad analizzare la questione dello<br />

schema come struttura formale della rappresentazione sia di oggetti di conoscenza sia di<br />

oggetti puramente intenzionali. La terza parte sarà focalizzata sul significato della<br />

struttura schematica di questo secondo tipo di oggetti, considerando in che modo <strong>il</strong><br />

riempimento materiale dello schema si caratterizzi come potenzialmente infinito e sia<br />

costitutivo della rappresentazione degli aspetti.<br />

1. Schema e indeterminazione<br />

Il concetto di schema si caratterizza nella riflessione di Ingarden in primo luogo come<br />

qualcosa di non completamente determinato che assicura la permanenza di una certa<br />

rappresentazione. Equiparato anche a uno scheletro, lo schema di un’opera sembra<br />

indicare la sua struttura di base. È lo schema infatti che rimane «quasi sempre vuoto» 4 e<br />

può essere riempito da diverse determinazioni. Questo primo significato di schema<br />

richiama quello più comune, cui spesso ci si riferisce quando si pensa a esso come a una<br />

struttura approssimativa, uno schizzo, una s<strong>il</strong>houette: tutte configurazioni attraverso cui è<br />

possib<strong>il</strong>e afferrare un significato – seppur in parte indeterminato, appena accennato.<br />

Anche nel linguaggio comune in tedesco <strong>il</strong> verbo “schemen” fa riferimento al campo<br />

semantico dell’indeterminatezza che, anche rimanendo tale, ci trasmette una conoscenza.<br />

“Nur als Schemen zu erkennen sein” significa appunto conoscere qualcuno o qualcosa<br />

solo come un’ombra, una sagoma. Già da quest’accezione, tratta dal linguaggio comune,<br />

si comprende come la questione dello schema nella conoscenza si riferisca a una<br />

determinazione di tratti e caratteristiche al fine non di una conoscenza pienamente<br />

determinata e completa bensì di una conoscenza parziale, caratterizzata da una selezione<br />

particolare di tratti. Pensiamo a questa definizione del tempo ne L’opera d’arte letteraria:<br />

3<br />

F. Stjernfelt, Diagrammatology: An Investigation on the Borderlines of Phenomenology, Ontology and<br />

Semiotics, Springer, Dordrecht 2007, p. 346.<br />

4<br />

R. Ingarden, L’opera d’arte letteraria cit., p. 344.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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