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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

urgente a Ingarden ed è assolutamente imprescindib<strong>il</strong>e per comprendere la posta in gioco<br />

ne L’opera d’arte letteraria.<br />

Quanto ci pare debba essere anzitutto trattenuto di questo passo è naturalmente la<br />

fulminea restituzione delle tesi di Husserl: essa è indicata come la prima di una serie di vie<br />

attraverso le quali «ci si deve preparare al problema principale». Ciò che è in gioco,<br />

sembra dirci Ingarden, è lo statuto esistenziale del “mondo reale e dei suoi elementi”, se<br />

in Husserl vengono intesi come «oggettività puramente intenzionali», cioè riducib<strong>il</strong>i alla<br />

coscienza trascendentale che li costituisce. E del fatto che Ingarden in questa tesi veda un<br />

problema – evidentemente: rispetto al problema metafisico principale, l’esistenza del<br />

mondo reale indipendentemente da una coscienza – è senz’altro indizio <strong>il</strong> bisogno di<br />

«prendere posizione su queste teorie».<br />

Abbiamo visto che Ingarden non intende esprimersi esplicitamente su tale questione ne<br />

L’opera d’arte letteraria; tuttavia, cercheremo di mostrarlo, fin dalla definizione dello<br />

statuto ontologico delle unità di significato si consuma irrimediab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> distacco tra<br />

Ingarden e Husserl. A ogni modo è chiaro che l’uso che Ingarden intende fare di questo<br />

suo scritto consiste nella verifica, più implicita che esplicita, delle tesi di Husserl: «mettere<br />

in luce la struttura essenziale e <strong>il</strong> modo di essere dell’oggetto puramente intenzionale, per<br />

esaminare poi se le oggettività reali possano avere rispetto alla loro essenza la stessa<br />

struttura e lo stesso modo d’essere». Si tratta adesso di capire come mai sia l’opera<br />

letteraria l’oggetto puramente intenzionale scelto da Ingarden per la sua indagine<br />

fenomenologica e metafisica. Vediamo:<br />

A questo scopo ho cercato un oggetto la cui intenzionalità pura fosse al di là di ogni dubbio<br />

e del quale si potessero studiare le strutture conformi alla sua essenza e al suo modo di<br />

essere puramente intenzionale, senza sottostare alle suggestioni che derivano dalla<br />

considerazione delle oggettività reali. E l’opera letteraria mi è sembrata essere allora un<br />

oggetto di indagine particolarmente appropriato a tale scopo 6 .<br />

L’opera letteraria è dunque la lente esemplare per confrontare le oggettività puramente<br />

intenzionali con quelle reali e rintracciarne identità e differenze. Il fatto che si tratti di un<br />

oggetto puramente intenzionale «al di là di ogni dubbio» consente dunque un più lucido<br />

confronto con entità di chiara provenienza reale e così di «prendere posizione» rispetto<br />

alla tesi idealista e trascendentale di Husserl. Il che significa che si può ben dubitare che <strong>il</strong><br />

mondo reale sia riducib<strong>il</strong>e alla vita puramente intenzionale.<br />

Nostra idea è che, rispetto al nesso tra “problema idealismo-realismo” e problema<br />

dell’opera letteraria, la via praticata da Ingarden consista nel riflettere sulla coppia<br />

6 Ibid.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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