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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
mostrare come la correlazione diretta tra fonologia e semantica è articolata attraverso una<br />
triplice relazione di espressione. In conclusione avanzerò una prima e generale<br />
valutazione della fonologia di Ingarden, soprattutto attraverso un confronto con le<br />
principali correnti fonologiche degli albori novecenteschi di questa disciplina.<br />
1. Obiettivi fenomenologici e f<strong>il</strong>osofia del linguaggio ne L’opera d’arte letteraria<br />
Come lo stesso Roman Ingarden ammette nella Prefazione, L’opera d’arte letteraria è<br />
stata terminata negli ultimi anni Venti con l’esplicita intenzione di contribuire alla<br />
risoluzione del problema sollevato a proposito dello statuto ontologico della<br />
fenomenologia (husserliana): «I motivi ultimi che mi hanno spinto all’elaborazione di<br />
questo tema [l’opera d’arte letteraria] […] sono strettamente collegati al problema<br />
“idealismo-realismo”, che mi occupa da diversi anni» 4 . Ne L’opera d’arte letteraria viene<br />
specificamente sfidata la polarizzazione tra realismo e idealismo, in cui la fenomenologia si<br />
trovava bloccata (nei dibattiti degli anni Venti, ma anche successivamente, fino – ahimé –<br />
ai giorni nostri) e per la quale lo stesso Ingarden deve essere considerato largamente<br />
responsab<strong>il</strong>e. Nella visione di Ingarden, la speciale dimensione finzionale dell’opera d’arte<br />
letteraria costituisce <strong>il</strong> buon esempio di superamento di questa polarizzazione. Allora,<br />
anche per lo studioso a digiuno di fenomenologia questo esempio funzionerà<br />
particolarmente bene per comprendere come la giusta interpretazione della<br />
fenomenologia non è né realista né idealista. In quest’ottica, i peculiari oggetti di indagine<br />
de L’opera d’arte letteraria – per esempio la Divina Commedia di Dante piuttosto che La<br />
montagna incantanta di Thomas Mann – finiscono per acquisire una portata f<strong>il</strong>osofica più<br />
ampia.<br />
Ma su un piano generale può essere registrato un altro importante aspetto de L’opera<br />
d’arte letteraria, se solo viene bene inteso <strong>il</strong> senso della “letterarietà”. Nel contesto de<br />
L’opera d’arte letteraria “letterario” non rimanda al testo, per esempio al testo di un<br />
racconto o di una poesia. In generale non rimanda a nulla che sia scritto, bensì piuttosto<br />
al parlato 5 . A dire <strong>il</strong> vero, pure <strong>il</strong> parlato costituisce solo un miglior punto di partenza<br />
4 L’opera d’arte letteraria cit., p. 42 (LKW, p. XII). Una gran parte della Prefazione è dedicata all’esposizione<br />
degli obiettivi più generalmente fenomenologici che sottostanno alla ricerca sull’opera d’arte letteraria – come<br />
successivamente confermato nella seconda (1959) e nella terza (1965) Prefazione a LKW.<br />
5 «Qui consideriamo le parole “parlate”. Ci sono però anche parole “scritte”, ossia parole “stampate”. Una<br />
parola “scritta” può essere intesa in un duplice significato: 1) come un segno individuale, reale, che si forma,<br />
perdura per un dato tempo e poi svanisce, che svolge la peculiare funzione di sostituto della parola “parlata”.<br />
Per tale funzione sono irr<strong>il</strong>evanti sia la sua individualità che la sua realtà. A tal proposito parliamo della parola<br />
scritta anche in un altro senso preciso, in cui intendiamo un certo vago tipo di “qualità di forma” che giunge a<br />
concretizzarsi in un segno reale, se questo deve fungere da “parola”. Poiché nel primo senso la parola non fa<br />
assolutamente parte dell’opera letteraria e, nel secondo, vi appartiene solo se si tratta di opere scritte (o<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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