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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

Se le mie impressioni fossero corrette, allora si potrebbe ipotizzare che le principali<br />

correnti della fonologia del XX secolo non oltrepassano i limiti stab<strong>il</strong>iti da una visione<br />

sistemica e meccanicista di fonologia, e ancor prima dall’intuizione di fondo di una<br />

cibernetica autonoma 63 . Soprattutto – e questo mi sembra <strong>il</strong> punto decisivo – <strong>il</strong> fatto che<br />

tali correnti non vanno oltre una visione sistemica e meccanicista è forse connesso proprio<br />

con <strong>il</strong> fatto che esse hanno tutte in comune <strong>il</strong> rifiuto di un ancoraggio diretto alla<br />

semantica, eccetto i casi in cui le unità di significato sono previamente ridotte a concetti o<br />

rappresentazioni già pronti per essere processati informaticamente 64 .<br />

Certo, ci potrebbe essere obiettato, un forte ancoraggio semantico della fonologia fa<br />

emergere con forza i problemi spinosi legati al carattere fondamentalmente indeterminato<br />

della semantica. A questo punto bisognerebbe però valutare accortamente se tali problemi<br />

siano così tragici, o anche solo se per evitarli non finiremmo per incorrere in problemi<br />

ancora più spinosi rispetto a quelli sollevati dal carattere indeterminato della semantica.<br />

Ad esempio, se prendiamo sul serio le condizioni contestuali e sociali in cui i significati<br />

sono di fatto costituiti, potremmo individuare una relativa determinatezza della semantica.<br />

Certo, dovremmo con ciò rinunciare a proporre una fonologia (semantica) di portata<br />

universale, semplicemente perché rinunceremmo all’universalità assoluta della semantica<br />

che determina la fonologia. Ma si tratterebbe davvero di una rinuncia dalle conseguenze<br />

così devastanti? I sistemi complessi spesso non sono determinati da regole universali; e<br />

questo certo non vuol dire che le regole ut<strong>il</strong>i a determinarli non siano oggettive né<br />

scientificamente costruite. Al contrario: la pretesa di avere regole universali potrebbe<br />

fac<strong>il</strong>mente essere considerata come <strong>il</strong> sintomo di una procedura scientificamente dubbia.<br />

Mentre la valutazione delle limitazioni “locali”, contestuali e sociali, applicate alla<br />

semantica può fornirci una semantica localmente universale.<br />

63 Il più esplicito esempio di tale intuizione può essere ritrovato nella formulazione dell’influente Physical<br />

Symbol System Hypotesis di Allen Newell e Herbert Simon (per esempio in “Computer Science as Empirical<br />

Inquiry: Symbols and Search”, Communications of the ACM, 19, 1976, 3, pp. 113-126). Ciò che importa in<br />

questo riferimento a Newell & Simon (e di conseguenza a una buona parte degli studi sull’intelligenza<br />

artificiale) non è tanto la presupposizione di fisicalismo (che in fondo potrebbe essere considerata come un<br />

elemento contingente rispetto all’intuizione cibernetica che qui mi interessa mettere a fuoco), ma soprattutto<br />

la mancanza programmatica di fondamento per i simboli. È molto interessante notare come Herbert Simon<br />

conosceva molto bene le teorie linguistiche e cognitive di Otto Selz (vedi per esempio <strong>il</strong> suo “Otto Selz and<br />

Information Processing Psychology”, in Otto Selz: His Contribution to Psychology, a cura di N.H. Frijda & A. de<br />

Groot, Mouton, Den Haag 1999, pp. 147-163) – cosa che legittimerebbe l’ipotesi di una connessione diretta<br />

tra Bühler e la scuola di Würzburg (in cui Selz lavorava) da una parte, e la cibernetica moderna alla base degli<br />

studi sull’intelligenza artificiale dall’altra.<br />

64 A questo proposito va segnalato <strong>il</strong> fatto curioso, ma forse ben significativo, che la sola esplicita “fonologia<br />

semantica” mai proposta, per quanto ne sappia, si trova nel famoso saggio del 1960 di W<strong>il</strong>liam A. Stokoe,<br />

“Semantic Phonology”, teoria che viene sv<strong>il</strong>uppata nel quadro degli studi sul linguaggio dei segni per sordi;<br />

cfr. “Semantic Phonology”, Sign Language Studies, 1991, pp. 107-114, poi 2001, 4, pp. 434-441.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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