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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />
colori e così via. La musica può esser presente nella mera modalità dell’ascolto, in quanto<br />
musica ascoltata – cosa che resta pur una modalità, e non secondaria, della sua<br />
esistenza.<br />
Alle origini dell’esperienza letteraria sta per tutti la lettura: distesa in un riposo,<br />
concentrata fuori dal tempo, bruciata in un movimento trascinante, con attese,<br />
interruzioni, arresti in cui si condensano emozioni, pause meditative; tuttavia sempre<br />
coinvolgenti a livello letteralmente estetico. «Toute ma valeur c’est que je suis un homme<br />
pour qui le monde visible existe»: Théoph<strong>il</strong>e Gauthier 32 scrive “visible”, cioè presente ai<br />
sensi. L’opera letteraria esiste in primo luogo in quanto “vista” e “ascoltata”, nel senso più<br />
pieno del termine; questo è <strong>il</strong> punto di partenza e di arrivo del suo modo di essere. E crea<br />
dislivelli tra momenti di forte intensità significativa, di sapori che prendono, che si<br />
aspettano in successive letture, e convincono a r<strong>il</strong>eggere. Solo successivamente può<br />
sv<strong>il</strong>upparsi una sensib<strong>il</strong>ità più ampia e consapevole, che sa vedere i singoli momenti<br />
nell’insieme dell’opera. Il problema dell’oggetto poetico, letterario, include comunque di<br />
necessità quello del suo godimento, discontinuo, frammentato, vario.<br />
La lettura, non meno che l’ascolto e la visione, apre un mondo precategoriale, che<br />
antecede (mette tra parentesi) ogni teorizzazione data, e cerca segni (parole, mimica,<br />
gesti) per dirsi. Soprattutto avverte, e mai dimentica, lo scarto tra sé e i termini che si<br />
dispongono per dirla; uno scarto che si fa produttivo, spinge a ricercare altri termini;<br />
sempre di nuovo torna a se stessa per verificare i propri modi, non si anch<strong>il</strong>osa né si<br />
perde nelle costruzioni terminologiche già date.<br />
7. La lettura deborda in certo senso oltre se stessa, induce a cercar modi diversi che la<br />
possano dire; e qui si pongono i problemi più diffic<strong>il</strong>i. Un modello ideale di “comprensione”<br />
dell’evento dovrebbe porre ai propri vertici <strong>il</strong> lato che innanzitutto attrae, quello verso cui<br />
converge in primis l’attenzione. I linguaggi specialistici offrono una tavolozza dei termini<br />
appropriati a dire, insostituib<strong>il</strong>i; li si possono possedere con professionalità, si possono<br />
sapere contributi di altri, proporsi di conoscere analisi date, sempre nei limiti in cui ai non<br />
specialisti è possib<strong>il</strong>e. Abbiamo letto <strong>il</strong> Don Chisciotte più volte, per la commozione e lo<br />
spasso che ci induce. Abbiamo letto <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e su di esso, o più semplicemente e<br />
realisticamente quanto ci è capitato tra le mani; e non poco è senz’altro sfuggito… Ma<br />
sempre abbiamo desiderato di tornare a leggerlo.<br />
Lo stadio “estetico” iniziale di approccio all’arte può bastare a sé, si può restar paghi dei<br />
suoi sapori senza nulla aggiungere. Ma più spesso, e comunque, è un nucleo di energia<br />
che si irradia oltre se stesso, nel s<strong>il</strong>enzio delle risonanze interiori, o in sfere di riverberi a<br />
vari livelli. Può recare implicita in sé la richiesta di parole atte a comunicare la propria<br />
emozione, di interrogare per capire meglio; l’impegno di riprendere fattivamente le poesie<br />
32 Lo riprendo da Max Dessoir, Estetica e scienza dell’arte cit., p. 87.<br />
Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />
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