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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

non è che un elemento tra tanti, costituenti tutti <strong>il</strong> mondo rappresentato. A ulteriore<br />

premessa della propria tesi, Ingarden suddivide <strong>il</strong> mondo rappresentato in scena in tre<br />

regioni, distinte in virtù del medium della rappresentazione: la regione delle oggettività<br />

mostrate al pubblico «esclusivamente in maniera percettiva» attraverso oggetti reali, la<br />

regione delle oggettività mostrate al pubblico attraverso sia gli oggetti reali che la lingua,<br />

la regione delle oggettività rappresentate «solamente con mezzi linguistici» e altrimenti<br />

non visib<strong>il</strong>i in scena 41 . Apparentemente vicino al processo rappresentativo che ha luogo<br />

nell’opera d’arte letteraria, <strong>il</strong> meccanismo di realizzazione della rappresentazione nel caso<br />

dell’ultima regione pur si distingue per la relazione che le oggettività mostrate per mezzo<br />

della lingua instaurano inevitab<strong>il</strong>mente con gli oggetti reali che visualizzano altre<br />

oggettività, cosicché le prime si ammantano di un più opaco velo di realtà. Non solo:<br />

quanto più <strong>il</strong> rapporto tra i due mezzi di rappresentazione – linguistico e non linguistico –<br />

risulta coeso e coerente sul piano logico, tanto più <strong>il</strong> mondo rappresentato apparirà<br />

unitario. Coesione, coerenza e unità della rappresentazione garantiscono la possib<strong>il</strong>ità,<br />

propria della lingua, di mostrare oggetti assenti in scena conferendo loro la stessa<br />

concretezza degli oggetti reali: un esempio tipico è offerto dalla rappresentazione di<br />

oggettività appartenenti al passato, le quali, nel momento in cui diventano oggetto del<br />

“testo principale”, si presentano nella stessa forma delle oggettività del presente, cosicché<br />

tra le une e le altre non si crea contrasto e si realizza l’effetto estetico desiderato.<br />

Ingarden riporta l’esempio di Rosmersholm di Henrik Ibsen:<br />

Se, per esempio, seguiamo nell’opera Rosmersholm di Henrik Ibsen le vicende “presenti” di<br />

Rosmer e Rebecca West, mentre scopriamo sempre qualcosa di nuovo nel passato di<br />

questi due personaggi, sentiamo come tutto ciò si intrecci con le loro “vicende” attuali e<br />

addirittura cominci a prevalere sugli avvenimenti che si stanno ora svolgendo, sino a indurli<br />

alla tragica decisione. Rappresentato solo linguisticamente, questo passato raggiunge nella<br />

tragica fine di Rosmer e Rebecca quasi <strong>il</strong> medesimo grado di automanifestazione della<br />

decisione messa direttamente “in scena” di cercare insieme la morte. La morte stessa è<br />

determinata intenzionalmente solo dai discorsi dei due personaggi rappresentati, in modo<br />

tale però che agli spettatori sembri tanto reale e attuale come le ultime parole delle due<br />

persone che le vanno incontro 42 .<br />

La facoltà propria dei mezzi linguistici di trasformare l’assente in presente grazie<br />

all’interazione con <strong>il</strong> contesto teatrale si attiva nella terza regione del mondo<br />

rappresentato. Ciò che invece le tre regioni hanno in comune sono – secondo Ingarden –<br />

le funzioni che in esse assume <strong>il</strong> “testo principale” in relazione sia al mondo rappresentato<br />

che agli spettatori. Rispetto alle altre componenti della messa in scena, primo fra tutti <strong>il</strong><br />

41 Ibid., pp. 493-494.<br />

42 Ibid., pp. 494-495.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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