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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

traduzione di questa nozione che la distinzione dei diversi piani della rappresentazione si è<br />

rivelata centrale. Sono tre i termini che Ingarden impiega in tedesco per definire questa<br />

nozione: Darstellung, Vorstellung e Repräsentation. La Darstellung, resa in italiano come<br />

“rappresentazione” è l’ambito della rappresentazione degli oggetti nell’opera d’arte e deve<br />

essere distinta dalla nozione di “Vorstellung”, che è l’ambito della rappresentazione<br />

mentale, una dimensione soggettiva che può essere tanto intuitiva quanto concettuale. È<br />

la Repräsentation, tradotta anche come “rappresentazione” che permette una distinzione,<br />

quasi di metodo, tra i diversi piani della rappresentazione (quello finzionale e quello<br />

mentale) individuando un procedimento di rappresentazione nella sua forma simulata, in<br />

cui agli oggetti finzionali è dato un habitus di realtà che si attualizza nelle diverse fruizioni<br />

dell’opera. Ed è allo statuto degli oggetti finzionali che è dedicato <strong>il</strong> quinto contributo<br />

“Finzione e finzionalità in Roman Ingarden. Un’analisi dello statuto della nozione di<br />

‘finzione’ sul piano ontologico ed epistemologico” di Cristina Travanini.<br />

2.4. Lo strato dei molteplici aspetti schematizzati<br />

Attraverso la distinzione tra la rappresentazione mentale e quella degli oggetti finzionali<br />

nell’opera è possib<strong>il</strong>e riconoscere lo statuto rappresentazionale della finzione stessa senza<br />

ridurla a stati puramente psichici. L’oggetto puramente intenzionale non per questo<br />

coincide con la rappresentazione stessa e la strategia adottata da Ingarden per tracciare<br />

questa differenza è quella di descrivere <strong>il</strong> carattere indeterminato dell’opera negli aspetti<br />

in cui essa giunge a rappresentazione. Per spiegare i punti di indeterminazione che<br />

sempre rimangono negli oggetti rappresentati Ingarden definisce i suoi aspetti come<br />

“schematizzati”. All’analisi della nozione di schema in Ingarden è dedicato <strong>il</strong> quinto<br />

contributo di Lidia Gasperoni “Lo schema ‘quasi sempre vuoto’ degli oggetti finzionali”.<br />

Nella descrizione degli strati Ingarden opera un taglio trasversale nella struttura<br />

dell’opera, consapevole di correre <strong>il</strong> rischio di non saperne rendere la dinamicità<br />

strutturale. E di questa struttura abbiamo appena analizzato gli strati e <strong>il</strong> funzionamento.<br />

La differenza degli strati rimanda a discipline specifiche e Ingarden stesso è consapevole<br />

della complessità di riferimenti e approfondimenti che richiederebbe la sua opera. Vi sono<br />

questioni prettamente linguistiche in cui Ingarden si confronta con le teorie linguistiche, vi<br />

sono questioni propriamente estetiche e altre legate alla fenomenologia. In questa<br />

direzione va <strong>il</strong> saggio “Tempo rappresentato e tempo del romanzo: un confronto tra<br />

Roman Ingarden e György Lukács”, in cui Chiara Bisignano approfondisce la questione del<br />

“tempo” nell’opera letteraria.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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