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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

che derivano da una teoria generale dell’arte e dell’opera letteraria» 9 . La proposta di<br />

Ingarden è intendere l’opera letteraria come una formazione a più strati, dalla cui<br />

interazione risulta quella che egli definisce come la “polifonia” 10 armonica del suo insieme.<br />

Il primo degli strati che Ingarden analizza è quello delle formazioni sonoro-linguistiche, cui<br />

segue quello delle unità di significato e, quindi gli ultimi due strati, quello delle oggettività<br />

rappresentate e quello degli aspetti schematizzati. Non si entrerà qui nello specifico dei<br />

differenti strati: al terzo, quello delle oggettività rappresentate, che ha un r<strong>il</strong>ievo per <strong>il</strong><br />

tema che si andrà a trattare, si guarderà più avanti. Si può r<strong>il</strong>evare l’intento specifico che<br />

muove Ingarden nella sua opera. L’autore dice che «i motivi ultimi» da cui essa sorge<br />

sono «strettamente collegati al problema “idealismo-realismo”» 11 . Ingarden fa riferimento<br />

alla concezione di Edmund Husserl secondo cui le cose del mondo reale sono oggetti<br />

puramente intenzionali, risultato dell’azione di una coscienza costituente. La scelta di<br />

indagare l’opera letteraria, prosegue Ingarden, scaturisce allora dal tentativo di<br />

comprendere, a partire dall’analisi di «un oggetto la cui intenzionalità pura fosse al di là di<br />

ogni dubbio», «se poi le oggettività reali possano avere rispetto alla loro essenza la stessa<br />

struttura e lo stesso modo di essere» 12 . L’opera letteraria, dunque, è vista da Ingarden<br />

come banco di prova dell’idealismo trascendentale, come oggetto deputato a chiarire se<br />

l’analisi husserliana della natura del mondo reale è rispondente a verità. L’orizzonte entro<br />

cui Ingarden guarda all’opera letteraria, allora, è quello che la pone in relazione con i<br />

problemi della struttura del reale e del rapporto di esso con la soggettività, con la<br />

coscienza trascendentale del soggetto fenomenologico. Vale a dire: l’opera letteraria è<br />

vista da Ingarden sempre anche in rapporto alla questione posta da Husserl della<br />

costituzione dell’oggetto. In tale orizzonte obiettivo dell’autore è offrire un contributo alla<br />

citata querelle tra idealismo e realismo attraverso la proposta di quella che –<br />

semplificando una posizione non semplice – potrebbe definirsi una soluzione intermedia.<br />

L’autore, infatti, imputa a Husserl «un’eccessiva estensione della nozione di ideale a tutti<br />

gli oggetti puramente intenzionali», ritenendo vi siano «degli oggetti che seppur<br />

intenzionali non sono riducib<strong>il</strong>i a una definizione idealista». L’indagine dell’opera letteraria,<br />

per l’autore, sarà dunque rivolta a «mostrare come un oggetto finzionale […] possieda un<br />

correlato materiale» 13 .<br />

Come si vede si tratta in Ingarden di un ordine di problemi e di un’impostazione differenti<br />

dal panorama in cui si muove Lukács. Nel primo «la questione principale che guida la sua<br />

9<br />

Ibid.<br />

10<br />

Ibid., p. 42.<br />

11<br />

Ibid.<br />

12<br />

Ibid., p. 43.<br />

13<br />

L. Gasperoni, “Introduzione. La natura schematica della finzione letteraria”, in R. Ingarden, L’opera d’arte<br />

letteraria cit., p. 11.<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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