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Vol. 4 – Anno 2012 – Numero 4 La realtà della finzione <strong>Fogli</strong> <strong>Campostrini</strong><br />

l’applicazione dell’oggettività al contesto più ristretto dell’effettiva comunità linguistica<br />

considerata, e non al caso molto particolare di un singolo soggetto.<br />

Ma dobbiamo anche riconoscere che in questo contesto Ingarden parla proprio di una<br />

funzione “espressiva” delle “parole vive” 41 «tanto nel senso della “notifica” [nel senso<br />

dell’espressione2] come in quello di “portare a espressione <strong>il</strong> senso inteso” [nel senso<br />

dell’espressione1]» 42 . Questo vuol dire che possiamo sempre mantenere chiaramente<br />

distinte la funzione espressiva2 del materiale sonoro e la funzione intuitiva di W, ma che<br />

non per questo dobbiamo separarle: sul piano del funzionamento effettivo di W quanto<br />

concerne <strong>il</strong> materiale sonoro come tale è sempre co-occorrente a W (nella parola viva).<br />

Fin qui abbiamo visto come un elemento esterno, <strong>il</strong> contesto di una comunità linguistica,<br />

può rendere non arbitraria la connessione tra W e l’unità di significato. Ma Ingarden cita<br />

anche un altro importante elemento. Questo certo non può essere l’unità di significato<br />

stessa, visto che in due occorrenze Ingarden nega che un’unità di significato possa mai<br />

spiegare la non arbitrarietà della connessione tra l’unità di significato e W 43 . L’altro<br />

elemento a favore di questa non arbitrarietà è completamente interno alla fonologia:<br />

Ingarden dice che la relazione intuitiva alla base della non arbitrarietà della connessione<br />

tra W e l’unità di significato può dipendere da alcuni specifici caratteri di W. Egli menziona<br />

le qualità gestaltiche (Gestaltsqualitäten) puramente fonetiche di W e fornisce due<br />

esempi: quello delle parole oscene che rendono particolarmente bene significati osceni<br />

grazie alle loro intrinseche qualità fonetiche 44 , e quello di particolari qualità estetiche 45 .<br />

«In queste qualità di W – dice Ingarden – non emerge in primo piano la funzione di<br />

espressione (di notifica) [espressione2], bensì l’attualizzazione del rapporto tra chi coglie<br />

una tale parola e l’oggetto determinato del significato di questa» 46 . Questa<br />

«attualizzazione» descrive la relazione intuitiva mostrandone in definitiva la sua<br />

specificità. È ora chiaro come tale relazione mette in contatto diretto chi ascolta con gli<br />

oggetti significati dal parlante e non implica la relazione espressiva2 tra <strong>il</strong> materiale sonoro<br />

e <strong>il</strong> parlante stesso. Sarebbe stato di estremo interesse trovare maggiori dettagli su<br />

questo punto delicato. Ingarden aggiunge solo che «non si deve negare che [queste<br />

qualità di W] sono in stretto legame con le unità di significato» 47 . Credo che qui egli voglia<br />

solamente evitare <strong>il</strong> rischio (tipico per alcune questioni come quelle, per esempio, legate<br />

al fenomeno dell’onomatopea) di reintrodurre la funzione espressiva2 delle parti<br />

puramente fonetiche e puramente materiali di WW.<br />

41<br />

Vedi supra, nota 37.<br />

42<br />

Ibid., §10, p. 102 (LKW, pp. 40-41).<br />

43<br />

Ibid., §10, p. 103 (LKW, p. 41).<br />

44<br />

Ibid.<br />

45<br />

Ibid. (LKW p. 42).<br />

46<br />

Ibid. (LKW, p. 41).<br />

47<br />

Ibid., §10, p. 104 (LKW, p. 42).<br />

Rivista online della <strong>Fondazione</strong> <strong>Centro</strong> Studi <strong>Campostrini</strong> ‐ Verona – Italy<br />

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