Appunti di Teoria dell'Informazione e Codici - Università di Palermo
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Il Teorema <strong>di</strong> Shannon sulla Co<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> Canale 67<br />
***********<br />
Il precedente teorema in pratica mostra che se aumentiamo mantenendo<br />
costante possiamo in<strong>di</strong>viduare co<strong>di</strong>ci con probabilità d’errore piccola a piacere purché<br />
risulti . È opportuno tuttavia osservare che al crescere <strong>di</strong> il numero <strong>di</strong> parole <strong>di</strong><br />
co<strong>di</strong>ce necessario per mantenere costante il rate cresce anch’esso, “purtroppo” con<br />
legge esponenziale, aumentando così, spesso a livelli improponibili, la complessità <strong>di</strong><br />
deco<strong>di</strong>fica. Da qui la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare co<strong>di</strong>ci su spazi dotati <strong>di</strong> strutture<br />
algebriche molto ricche che permettano operazioni <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica e deco<strong>di</strong>fica semplici,<br />
malgrado l’elevato numero <strong>di</strong> parole che li costituiscono.<br />
Potrebbe sorgere una perplessità circa il risultato appena ottenuto, si potrebbe<br />
infatti sospettare che il bound ottenuto per la probabilità d’errore me<strong>di</strong>a del co<strong>di</strong>ce<br />
nasconda delle probabilità d’errore con<strong>di</strong>zionate all’emissione <strong>di</strong> una specifica parola<br />
del co<strong>di</strong>ce molto maggiore del bound relativo alla probabilità d’errore me<strong>di</strong>a.<br />
Per fugare questa legittima perplessità consideriamo uno spazio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione ,<br />
o che è lo stesso un co<strong>di</strong>ce costituito da parole <strong>di</strong> simboli emessi consecutivamente<br />
da un co<strong>di</strong>ficatore <strong>di</strong> canale. Il teorema <strong>di</strong> Shannon ci garantisce che esiste almeno un<br />
set <strong>di</strong> parole tra le possibili scelte, che esibisce una probabilità d’errore<br />
me<strong>di</strong>a non maggiore <strong>di</strong>:<br />
( ( ) ) (6.3.26)<br />
Se assumiamo che le parole che costituiscono il co<strong>di</strong>ce abbiano uguale probabilità <strong>di</strong><br />
essere emesse, allora avremo:<br />
∑<br />
(6.3.27)<br />
Scartando gli M segnali cui corrispondono le probabilità d’errore più gran<strong>di</strong>, ci<br />
ren<strong>di</strong>amo conto che la probabilità d’errore associata ad uno qualsiasi dei segnali<br />
sopravvissuti non può essere maggiore <strong>di</strong><br />
( ( )) . Se così non fosse, almeno ad<br />
un termine dei sopravvissuti corrisponderebbe una<br />
( ( )) vi sarebbero<br />
quin<strong>di</strong> almeno<br />
segnali, quelli scartati più quello appena citato, con<br />
( ( )) e potremmo scrivere:<br />
( )<br />
( ( ) )<br />
( ( ) ) ( ( ) ) (6.3.28)<br />
contro l’ipotesi che il co<strong>di</strong>ce sod<strong>di</strong>sfa la (6.3.26).<br />
Per ogni<br />
del gruppo dei sopravvissuti potremo allora scrivere: