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90metà del Xii secolo il comune si era affermato non soltanto nellecittà di acqui 2 e di tortona 3 , ma anche nell'area settentrionale dellaantica Selva d'Orba, nei luoghi ove erano esistite curtes regie, l'amministrazionedelle quali sembra aver favorito una relativa autonomiadegli abitanti. infatti le curtes regie di Marengo e diGamundium dovevano essere state governate da funzionari delsovrano, anche quando il loro reddito era stato concesso ad altri 4 .2 nel novembre del 1135 il marchese aleramo (di Ponzone) giurò la cittadinanza,l’abitazione e la Compagna di Genova, impegnandosi a partecipare alle spedizioni militarigenovesi, tranne facere guerram Comuni civitatis Aquensis. il 27 settembre 1192 imarchesi enrico e Ponzio, figli del defunto ugo, pur negando la tesi dei consoli diacqui, che il loro avo aleramo, il loro padre ugo e i loro zii enrico e Pietro avesseroceduto al comune di acqui, per poi esserne reinvestiti in feudo, Ponzone e tutta la propriaterra, tuttavia ammisero implicitamente l'antica alleanza perché affermarono seteneri pluribus stipulationibus facere pacem guerram pro Communi Aquensi contraomnes homines, excepto imperatore, de Ponzono et caetera sua terra; inoltre i duefratelli, che agivano anche come tutori del loro nipote cugino Pietrino, figlio minorennedel defunto marchese Giacomo, investirono effettivamente il comune di acqui diPonzone e del restante loro territorio e li riottennero in feudo con l'obbligo di consentirneagli acquesi l'utilizzo militare: r. PaVOni, Ponzone e i suoi marchesi cit., pp. 17,19 e 20.3 il comune di tortona, stretto nella morsa di Genova e di Pavia, prima del marzodel 1140 aveva dovuto cessare la resistenza e abbandonare i propri alleati: il marchesealberto di Gavi e i signori di Montalto, ma era riuscito a ottenere dal comune di Genovail riconoscimento dei propri interessi vitali nell’area tra Parodi, Gavi, Serravalle,Precipiano, castel ratti, Persi, albera, la Grue, la Scrivia e Montebore: r. PaVOni,Viabilità e fortificazioni alla frontiera dell'Oltregiogo Genovese cit., pp. 167-173.4 La curtis di Marengo era stata donata il 22 novembre 1001 da Ottone iii al monasterofemminile pavese del Santo Salvatore e di San Felice della regina, forse tra il febbraioe il maggio 1014 da enrico ii al monastero pavese del Santo Salvatore Maggiore,certamente da enrico iii a sua moglie agnese e il 3 aprile 1077 da enrico iV al suddettomonastero del Santo Salvatore Maggiore; la curtis di Gamundium era stata donatail 22 novembre 1001 da Ottone iii al suddetto monastero del Santo Salvatore e di SanFelice e da enrico iii a sua moglie agnese; la curtis di novi, la quale non sembra chefosse regia, era stata forse confermata al suddetto monastero del Santo SalvatoreMaggiore tra il febbraio e maggio 1014 da enrico ii o nel 1026 da corrado ii, certamenteil 3 aprile 1077 da enrico iV, ma passò in seguito a clemente iii, il papa imperiale,perché quest’ultimo la confermò nel 1092 ai canonici di reggio emilia: r. PaVOni,La curtis di Owaga cit., p. 106, nota n. 6, nonché pp. 110, 111 e 118-120, e IDEM, Genovae i marchesi di Monferrato cit., pp. 25 e 26. ancora intorno alla metà del Xii secolo l’elencodelle curie spettanti alla Mensa del re dei romani comprende, nell’area dellaVal d’Orba, Marengo, Gamundium, Sezzádio, basaluzzo e retorto: c. brüHL, Fodrum,Gistum, Servitium regis, 2 voll., colonia-Graz, 1968, i, pp. 627 e 628. La curtis dibasaluzzo era stata confermata il 30 settembre 982 da Ottone ii al monastero del SantoSalvatore Maggiore e ancora da enrico iV il 3 aprile 1077: r. PaVOni, La curtis di

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