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Genova 16 , ove non sono attestati insediamenti della Prima età del7invece dalla fine del Vii secolo grandi anfore vinarie etrusche, soprattutto ceretane, sonoattestate a Quinzano d’óglio e a castelletto sopra ticino: F. M. GaMbari, Il buccheroetrusco cit., p. 128, e IDEM, Le origini della viticoltura in Piemonte: la Protostoria, inVigne e Vini nel Piemonte antico, a cura di r. cOMba, alba, 1994, pp. 17-41, alla p. 23,nonché G. cOLOnna cit., p. 266, nota n. 22. un limitato volume di merci sembra essereattribuito al traffico fluviale da F. M. GaMbari, L’età del Ferro nell’Acquese cit., p. 30,ove, confrontando le più tarde importazioni di animali da soma e schiavi dall’ entroterraligure a Genua e a Savo, ha rilevato che, “se il non intenso popolamento dell’ alessandrinoprotostorico suggerirebbe di scartare un ruolo rilevante nella prima età delFerro del commercio di schiavi, una possibile interpretazione potrebbe essere propostanell’ abbinamento tra una produzione laniera (che avrà una diretta continuazione finoall’età romana) ed una favorevole situazione ambientale per la raccolta di tinture vegetalidi qualità, che giustificherebbero un commercio condotto nei due sensi, anche pergli ovvii limiti di carico di piroghe da fiume, con il trasporto di beni di pregio”.16 Per il valico del turchino piuttosto che per quello della bocchetta, anche se nonsi può escludere un uso alternativo di questo, ma non principale, come invece è statoipotizzato l’ itinerario da F. M. GaMbari, L’etnogenesi dei Liguri cisalpini cit., p. 23,nota n. 67: “il collegamento da Villa del Foro all’ emporio genuate fissa forse nel territoriola direttrice che, passata la bormida all’ altezza di castellazzo e l’Orba a casalcermelli, risaliva la valle del Lemme fino alla bocchetta, per poi scendere nella valledel Polcevera e raggiungere Genova, su un tracciato probabilmente sul versante ligurericalcato dalla successiva Via Postumia ”. una frequentazione della Val d’Orba puòessere ipotizzata sulla base del successivo insediamento di rocca Grimalda (cfr. i, notan. 36) e della ancora più tarda stazione estiva dei Praxelli (cfr. i, note nn. 37-40). acastellazzo bormida, in siti distinti, sono stati rinvenuti un insediamento dell’ età delbronzo recente (1350-1100 circa a. c.) e un insediamento del iii-iV secolo d. c.: M.VenturinO GaMbari, L. bartareLLi, S. P. eVanS, Castellazzo Bormida, loc. CascinaRegio. Scavo di strutture dell’età del Bronzo, in Quaderni della SoprintendenzaArcheologica del Piemonte, 10, 1991, pp. 82-87, e M. VenturinO GaMbari, La preistorianella media valle Bormida cit., p. 27. Soltanto indagini e rinvenimenti archeologicipotrebbero confermare l’ipotesi di un insediamento etrusco a trisobbio, sulla direttricetra il porto di Genova e l’odierno Monferrato, formulata sulla base della morfologiaambientale da M. OttOneLLO, Trisobbio: lettura di un territorio, in RiscoprireTrisobbio cit., pp. 15-47, alle pp. 28-30, e sulla base dell’ etimologia del toponimo daG. PiStarinO, Premessa storica su Trisobbio-tarsobi, ibidem, pp. 49-65, alle pp. 63-65,ove ha respinto la negazione che aveva precedentemente espresso in Toponimi protostoriciin Monferrato: Trisobbio, in Urbs. Silva et flumen, Xiii/2, 2000, pp. 74-77.Sebbene non sia decisivo trattandosi di un argumentum ex silentio, tuttavia non si puòtrascurare il fatto che la fondazione del monastero di Spigno il 4 maggio 991 ignoritrisobbio, ma ricordi i vicini luoghi di Piasano (poco a nord di Morsasco), Sanbalassco(presso Piasano), Strevi, Sine (tra Visone e carpe<strong>net</strong>o), carpe<strong>net</strong>o, treonzo, Ovada,Monteggio, Pobiano, campale, cassinelle, Prasco, Campaniano (rio campagnano, traPrasco e Visone) e Montescello (presso Visone), Visone, Ovrano, Grognardo eMorbello (cfr. iV, note nn. 31-34). La più antica menzione di trisobbio risale al1023-33, quando è ricordata la sua chiesa, intitolata a santo Stefano, sita presso l’odiernaVilla botteri, a un Km e mezzo circa dall’insediamento principale, il quale in seguito

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