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105Pertanto, prendendo lo spunto da Giacomo d'acqui, il Podestàritenne che, "per raggiungere Parodi aggirando a monte castelletto,il marchese monferrino, prima distrugge rondinaria, che fra' iacopod'acqui configura come una civitas e cioè un nucleo abitativo ditutto rispetto, situato in Valle Urbis et Sture, di cui sono consignori iMontecucco e i drogo di tagliolo, e risalita poi la valle del Piota finoalla confluenza con il Gorzente, incontra la decisa resistenza dei dePobleto, che appartengono al consortile dei de Summaripa, ivi insediati";che "non è da escludere che essi siano condomini di casa -leggio e che quindi contestino, come già i signori di rondinaria, ildiploma federiciano che li rende vassalli di Guglielmo il Vecchio. e'comunque verosimile che, di fronte alla innovativa prepotenza, essireagiscano con grande determinazione, sostenuti dalla consapevolezzache il castello di Parodi è nel saldo possesso del comune genovese",ma che "la resistenza dei de Pobleto, alias de Sommaripa, vienesanguinosamente debellata, il loro territorio ed il loro castello vengonodevastati e distrutti"; infine che "anche in castelletto la situazioneviene ribaltata ed i suoi domini tornano ad essere vassalli deimarchesi di Parodi, in quanto il feudo, acquistato da Guglielmo ilVecchio, viene da questi investito con la formula de ligio al cognatoGuglielmo Saraceno" 49 . La tesi del Podestà è attendibile, sebbe<strong>net</strong>re anni dopo, alla metà del marzo 1169, il castello e la villa dicastelletto fossero donati al comune di alessandria dai signori locali50 . infatti non è certo che questi ultimi ne fossero in possesso, perchéla donazione non avvenne nel castello, ma in villa Castelleti, exsuperiori parte, prope ecclesiam Sancti Innocentii. non si può permetàdel Xii secolo i signori di Pobbieto erano vassalli del vescovo di tortona per l’infeudazionedelle decime nel piviere di Ceta (borgo Fornari): IDEM, La signoria territorialedel vescovo di Acqui cit., p. 394, nota n. 65. nel 1202 i figli di alberto di Pobbietoerano vassalli dei marchesi di Gavi per possessi in Valle Scrivia: IDEM, Signorie feudalifra Genova e Tortona cit., p. 279.48 r. PaVOni, La signoria territoriale del vescovo di Acqui cit., pp. 387-390, 393e 39449 e. POdeStà, Lerma cit., pp. 25-27. in realtà Guglielmo Saraceno era nipote exsorore di Guglielmo il Vecchio.50 G. b. MOriOndO cit., i, col. 68, n. 52, Codex qui Liber Crucis nuncupatur, a curadi F. GaSParOLO, roma, 1889, nn. Xi e LXiV, e F. GaSParOLO cit., i, p. 84, n. LXiii.Per i nomi dei signori cfr. V, nota n. 42.

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