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100ove fu dibattuta anche la controversia sulla Sardegna, fu deciso l'invioa Genova di rainaldo di dassel, arcivescovo di colonia e arcicancelliered'italia 35 , il quale, il 13 febbraio 1167, condannò i marchesidi Parodi 36 , ma la sentenza non ebbe esecuzione 37 .gna e infeudò l’isola al comune di Pisa nell’aprile del 1165. il gioco, però, era troppoazzardato per riuscire e fallì. infatti i Genovesi negarono il proprio aiuto a Federico i,sostenendo la tesi che expeditionem, domine imperator, faciendam promisimus Vobis,nostris hominibus captis a Pisanis primo a nobis recuperatis et quos Vestra Curia palamliberari iudicavit (cfr. V, nota n. 35); quod nondum ad effectum perduxit. At, si denuoplaceret Vobis quod sententia Curie Vestre nostrum desiderium adimpleret, licet iurenon cogamur neque aliquo pacto teneamur quod cum exercitu ad urbem Romam debeamusvenire, tamen decoris et dominatus Vestri intuitu Vobis occursum pro viribus faciemushonestum: Annali Genovesi citati, i, p. 204. non solo, ma, come ha affermato F.OPLL, Stadt und Reich cit., p. 284, “die ohnedies nur mehr schwachen Kontakte zuGenua vollends abrissen”. tuttavia il ribaltamento della politica di Federico i non eradeterminato soltanto dai motivi indicati da F. OPLL, Stadt und Reich cit., p. 395: minorprofitto finanziario dall’incoronazione a re di Sardegna di barisone d’arborea, e quindidalla politica filogenovese; vantaggi di un accoglimento delle rivendicazioni pisane sull’isola;implicita lesione della sovranità imperiale per il carattere di “König von GenuasGnaden” che contraddistingueva inevitabilmente barisone. tutto vero, ma il motivofondamentale risiedeva nel ridimensionamento di Genova per renderla un docile strumentodella politica imperiale, ma le conseguenze furono l’alleanza del suddettocomune con la città di roma il 22 novembre 1165 e il suo confermato sostegno adalessandro iii: Codice Diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di c.iMPeriaLe di Sant’ anGeLO, FSi, 3 voll., roma, 1936-42, ii, nn. 8-10, 12 e 13. Sulleambigue relazioni tra Federico i e Genova cfr. r. PaVOni, La politica ligure di Genovanell' età di Federico I, in Il Barbarossa e i suoi alleati liguri-piemontesi, atti delconvegno <strong>Storico</strong> internazionale, Gavi-Palazzo comunale, 8 dicembre 1985, a cura diG. c. bergaglio, Gavi, 1987, pp. 141-155, alle pp. 146-150.34 Federico i si trattenne a Lodi dal novembre del 1166 sino alla fine dell’anno: F.OPLL, Federico Barbarossa cit., p. 116.35 Mane in Curia statutum fuit ut archiepiscopus Rainaldus Ianuam veniret etarchiepiscopus Magontinus Pisis et statuerunt tercia die ut omnes capti redderentur. Ivitquidem prefatus Rainaldus archicancellarius Pisis, sed, nescitur prece an peccunia fueritlabefactus, vocem non exaudivit imperialem: Annali Genovesi citati, i, p. 200.36 rainaldo di dassel, incaricato da Federico i di risolvere la controversia tra ilcomune di Genova, da una parte, e il marchese Guglielmo Saraceno (di Parodi) e suofratello, dall’altra, che con l’appoggio dei marchesi di Gavi occupavano il castello diParodi, inviò a tutti questi marchesi tre loro vassalli per invitarli a venire a Genova, ovesi doveva dibattere la causa; sebbene due nobili genovesi: il console corso (diSigismondo) e Grimaldo, fossero stati inviati presso i marchesi per condurli in città sottola propria protezione, essi, contrariamente a quanto era stato concordato in precedenza,a Gavi, con lo stesso arcicancelliere (cfr. V, nota n. 31), rifiutarono di presentarsi; i vassallidei marchesi di Parodi e di Gavi, inviati con la suddetta citazione, furono tedisiodi Pontecurone, alberto di Grondona e rufino di Valenza. Pertanto il 13 febbraio 1167rainaldo di dassel condannò come contumaci i marchesi di Parodi e di Gavi, li procla-

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