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zione libera o servile 58 . tutti comunque dovevano ai marchesi la7958 La vendita fittizia delle curtes nei vari comitati da parte dell’aldobrandescoLamberto il 18 aprile 973 comprendeva servi et anhcille, aldii vel aldianes (cfr. iV, notan. 57). nel 1014 (dopo la fine di maggio) l’imperatore enrico ii confiscò agliObertenghi, che avevano congiurato contro di lui, quicquid habuisse visi sunt inScadrampo, prope castrum de Balbiano (barbianello?), et in territorio Sancti Martiniin Strata (redavalle) et in Casale, ad iugera quingenta (circa 395 ettari), con le loropertinenze, aquis, scilicet, aquarumve decursibus, ripis, molendinis, piscationibus, terriscultis et incultis, silvis, venationibus, stalareis, servis et ancillis, capellis, montibuset vallibus, rupibus et pratis, mercatis et districtibus: Heinrici II et Arduini diplomata,M. G. h., Diplomatum regum et imperatorum Germaniae tomus III, Hannover,1900-1903, p. 402, n. 321. ancora il 24 giugno 1223, quando i marchesi di Parodi rinunciaronoa favore del comune di Genova ai propri diritti in castro Palodi et eius curia etdistrictu et iurisdictione et fidelitatibus, compresero, oltre ai vassalli, i servi e le ancille(cfr. iV, nota n. 57). La diversa condizione degli agricoltori risulta chiaramente dalladonazione effettuata nel 1024 alla canonica di San Martino di tours dal marchese ugo,Obertengo della linea obertina, dei suoi diritti signorili nella villa di Solero, con laquale, tra l’altro, guerpivit autem tres de suis manentibus sancto Martino in eadem villa,ubi hospitari possent clerici Beati Martini, cum suis mansionibus et curtis et curtilis,unum de melioribus, alium de mediocribus, tertium de minimis: L. a. MuratOri, DelleAntichità Estensi ed Italiane, 2 voll., Modena, 1717 e 1740, i, pp. 115 e 116, e G. b.MOriOndO cit., ii, col. 296, n. 12; per la data cfr. arnuLF VOn MaiLand, Liber gestorumrecentium, a cura di c. Zey, M. G. h., Scriptores rerum Germanicarum in usumscholarum separatim editi, LXVii, Hannover, 1994, p. 146, nota n. 14. il 29 agosto1064-7 i marchesi aleramici di Sezzádio donarono al monastero genovese di San Sirola propria parte de masaricias duas in loco et fundo Tramontana et sunt ipsas masariciasrectas et laboratas per Benedictus et Bernardus masarii, liberi omini (cfr. Vi, notan. 2). con il trattato stipulato tra il luglio del 1141 e l’agosto del 1144 i Genovesi siimpegnarono a rendere giustizia, secondo il proprio diritto consuetudinario, al marchesealberto di Parodi de arimannis quos habet de Valle Pulcifere et ultra iugum, nelDistrictus Genovese: r. PaVOni, Ancora sull’origine dei marchesi di Gavi cit., p. 65,nota n. 129. L’accordo stipulato poco prima dell’aprile 1148 tra il comune di Genova ela contessa Matilde, moglie del marchese alberto Zueta di Parodi, riguardava anche ivassalli infeudati, i burgenses e i servi del marchese (cfr. V, note nn. 5-9). Vassallinobili erano i milites e i signori locali, i quali tenevano feudi dai marchesi. Secondo iltrattato del 2 agosto 1152 i marchesi (del bosco) Manfredo e Guglielmo, figli del defuntomarchese anselmo, dovevano inviare all’exercitus del Gamundiensis populus(castellazzo bormida) la propria gens e i propri castellani; questi ultimi erano i vassallinobili, così distinti dagli altri sudditi dei marchesi; al trattato intervennero come testialcuni vassalli nobili dei marchesi: arnaldo Guarcinus (di rivalta bormida),raimondo di rivalta (bormida), Malatalia di campale e rufino di Morbello: r.PaVOni, I marchesi del Bosco tra Genova e Alessandria cit., pp. 20-22. il 22 novembre1180 i marchesi del bosco liberarono i bellingeri, castellani di Ponzano e propri feudatari,nonché i paisani dello stesso luogo, da tutti gli obblighi verso di sé, tra i quali lafedeltà, e li trasferirono a favore del comune di alessandria (cfr. iV, nota n. 64). nel settembredel 1185, su ordine dei marchesi di Gavi, i signori di Grondona (sul torrente

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