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151marchese Ottone, che agiva per sé, per i suoi figli, maschi e femmine,per i figli di bonifacio e per i loro discendenti, quanto avevadonato al comune di Genova; in particolare, metà a lui e ai suoi figlie metà ai suoi pronipoti, i castelli di Ovada, campale, rossiglione,tagliolo, Silvano, campo (Ligure) e Masone. Sebbene non specificamentemenzionati, l'investitura riguardava anche metà di tri sob -bio, di bruceta, di Monteggio, 2/4 e mezzo del monte di cremolino,con quanto di più i donatori possedevano negli ultimi tre luoghi, perchéil documento aggiunge omnia iura que Comune Ianue habet inipsis locis et in predictis omnibus de quibus donacionem fecisti (ilmarchese Ottone) Comuni Ianue, prout conti<strong>net</strong>ur in instru mentoinde facto per manum Marchisii Scribe. inoltre si precisò che ladonazione era stata fatta salvo iure aliarum personarum. Questariserva e la reticenza circa i luoghi donati solo in parte miravano probabilmentea sollevare il marchese Ottone dalla responsabilità neiconfronti del comune di alessandria, che il 4 luglio 1198 aveva ottenutoin feudo metà di trisobbio dai marchesi aleramici diOccimiano 4 . inoltre la stessa riserva tornava utile al comune di Ge -nova, che poteva così offrire la propria mediazione al marchese En -rico de Uxecio nella controversia con i suoi consanguinei 5 .il comune di alessandria reagì immediatamente all'iniziativa ge -no vese e cercò di bloccarla minacciando i marchesi di fomentare laribellione tra i loro sudditi. Le condizioni migliori per attuare laprova di forza e impartire l'ammonimento erano offerte da Uxecium(belforte), perché questo luogo, non essendo compreso nella donazionea Genova, non costituiva un atto di aperta ostilità, ma consentivadi controllare la piana ovadese. il 19 agosto 1217 24 uomini e unloro console donarono al comune di alessandria le terre che possedevanoin loco, territorio, curte seu iurisdictione castri seu lociUxezii, le riottennero in feudo e ricevettero garanzia di protezione;l'ac cordo valeva anche per i loro absentes convicini, l'adesione dialcuni dei quali non era, però, considerata sicura. costoro erano indicaticon espressioni volutamente ambigue, applicabili tanto agli abitantidi Ovada quanto a quelli di Uxecium che non condividevano la4 cfr. V, nota n. 126.5 r. PaVOni, I marchesi del Bosco tra Genova e Alessandria cit., pp. 33-36.

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