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74vano beni e diritti in quel comitato 38 , i quali furono gestiti in comunefino all'inizio dell'Xi secolo e poi gradualmente e realmente ripartititra i vari rami della stirpe. il capostipite di uno di questi: il marcheseugo, appartenente alla discendenza di anselmo i, visse tra isecoli Xi e Xii ed ebbe la parte orientale dei comitati di Savona e diacqui 39 , con la maggior parte della Selva d'Orba, ove stabilì il centrodella propria signoria nel castello di bosco (Marengo) 40 , che però eranel comitato di tortona 41 e doveva essere parte della dote dell'obertengaagnese, figlia o abiatica del marchese adalberto azzo ii emoglie del suddetto ugo, oppure della dote dell'obertenga Adila,madre o ava di quest’ultimo 42 . anche il monastero pavese del38 nel 996-1002 Guglielmo e riprando, figli del defunto Oddone e abiatici delmarchese aleramo, donarono a Primo, vescovo di acqui, la propria parte di un castellocon torre di legno, 40 iugeri di terra arabile (circa 32 ettari) e uno iugero di prato (circa7.900 m 2 ) nel luogo del castello, la propria parte nel locus et fundus Mons Blanberti,nella città di acqui e nei suoi pressi, nonché nei loci et fundi Sabana, Montecelli (probabilmenteil Montescello, presso Visone, della donazione al monastero di Spigno: cfr.il testo in corrispondenza di iV, nota n. 33) e Parandaria: r. PaVOni, La signoria territorialedel vescovo di Acqui cit., pp. 379 e 380.39 r. PaVOni, L'organizzazione del territorio nel Savonese: secoli X-XIII, in Lestrutture del territorio fra Piemonte e Liguria dal X al XVIII secolo, a cura di a.crOSetti, Società per gli Studi Storici, archeologici ed artistici della Provincia dicuneo. Storia e Storiografia, i, cuneo, 1992, pp. 65-119, alle pp. 70-75.40 r. PaVOni, I marchesi del Bosco tra Genova e Alessandria, in Atti del Convegno“Terre e Castelli dell'Alto Monferrato tra Medioevo ed Età Moderna” (TaglioloMonferrato, 31 agosto 1996), a cura di P. Piana tOniOLO, Ovada, Memoriedell'Accademia Urbense, n. s., n. 22, 1997, pp. 3-58, alla p. 5, nota n. 8.41 nel 945 bosco era una pieve tortonese (cfr. iii, nota n. 4).42 nella seconda metà dell’Xi secolo enrico iV confermò a ugo e Folco, figli dialberto azzo ii, diritti a Sale, nazzano, arquata e altrove, nel comitato di tortona.Proprio metà di arquata, tra i secoli Xii e Xiii era concessa in feudo dai marchesi delbosco a Ospinello e ai suoi figli, un ramo dei signori locali: r. PaVOni, Ancora sull’originedei marchesi di Gavi cit., pp. 27, 28 e 31. Per arquata non si può escludere laripartizione proposta dal canazza: metà agli Ospinelli, concessa in feudo dal marcheseOttone del bosco, un quarto infeudato ai medesimi Ospinelli dai marchesi di Parodi el’ultimo quarto ai Famuli come feudatari del marchese enrico de Uxetio (belforte), main tal caso il comune di Genova, versando come appannaggio annuo 12 lire e mezza almarchese Ottone del bosco, altrettante a suo fratello Guglielmo, padre di enrico deUxetio, 5 lire agli Ospinelli e altrettante ai Famuli, avrebbe pagato due volte il quartodei Famuli: r. PaVOni, I marchesi del Bosco tra Genova e Alessandria cit., p. 50, nota

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