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72so Piasano), Strevi, Sezzádio, carpe<strong>net</strong>o, Ovada 32 , Monteggio, Po -biano, campale, cassinelle, Campaniano (rio campagnano, traPrasco e Visone), Montescello (presso Visone), Sine (tra Visone ecarpe<strong>net</strong>o) e treonzo 33 . Poiché allora furono donati anche la curtisdi Piana (crixia) con il castello e la cappella, nonché mansi, insediamentirurali, in altri loci et fundi nei comitati di acqui e di Vado-Savona 34 , tutti degli aleramici, è evidente che, contrariamente a32 e’ la prima menzione di Ovada. il toponimo sarebbe derivato dalla voce“indoeuropea, paleomediterranea, preindoeuropea” (?) ova/oua nel significato di acquasecondo G. PiStarinO, Su e giù per Acqui e Ovada nel tempo medievale cit., p. 4. cfr.anche S. aLLOiSiO, La controversa questione del toponimo «Ovada»», in Urbs. Silva etflumen, iii/3, 1990, pp. 76-78.33 e. GiannicHedda, Il castello altomedievale di Treonzo cit., ha ritenuto che ilcastello di treonzo fosse stato abbandonato prima del 991 perché non è ricordato nelladonazione al monastero di Spigno, ove la località è definita soltanto locus et fundus, mabisogna obiettare che il castello poteva non essere compreso nella permuta con l’arcivescovodi Milano oppure che gli aleramici non lo avessero donato al monastero e che,come dimostra la stessa charta del 4 maggio 991, il castello era una pertinenza del locuset fundus, questo la vera unità insediativa. una parziale correzione in questo senso èstata fatta da IDEM, Il castello di Treonzo: problemi e prospettive della ricerca archeologicasul territorio, in Rivista di Storia Arte Archeologia per le Province di Alessandriae Asti, ci, 1992, pp. 31-43, alla p. 35. Sul carattere del castello come accessorio alla curtisin questa zona nei secoli X e Xi cfr. e. riccardini, L’incastellamento tra Bormidaed Orba nei secoli centrali del medioevo (X-XII). Problemi aperti e spunti di riflessione,in Riscoprire Trisobbio cit., pp. 117-140, alle pp. 118-136. Lo stesso vale nellaMaritima Ligure dello stesso periodo: r. PaVOni, Il problema dell’incastellamento inLiguria nei secoli X-XII, in L’Incastellamento in Liguria X-XII secolo. Bilancio e destinidi un tema storiografico, atti della Giornata di Studio, rapallo, 26 aprile 1997, a curadi F. benente, istituto internazionale di Studi Liguri, Atti dei Convegni, iV, bordighera2000, pp. 81-99, alle pp. 81-91.34 Oltre ai beni permutati con l’arcivescovo di Milano ed esplicitamente ubicati nelcomitato di acqui, nel medesimo comitato gli aleramici donarono mansi nel locus diSpigno e nei loci et fundi di Visone, Ovrano, Prasco, Grognardo, Morbello, Ponzone,turpino, Pareto, àlice, Lintignano (presso àlice), Mombaldone, roccaverano et inNauli (presso roccaverano), Sérole, Masionti (San bartolomeo di San GiorgioScarampi), Perletto e Olmo (Gentile); nel comitato di Vado-Savona nei loci et fundi dialtare, cortemìlia, cáiro et in Gabiasca (presso cáiro), cosséria, Turre (probabilmentetorre bormida), Ripa Alta (forse rivera, tra cortemìlia e bérgolo, di fronte atorre bormida; da escludere rivalta bormida) e Lévice, nonché l’abazia di San Mauroin loco et fundo Pulcherade (San Mauro torinese) con le pertinenze in loco et fundoMatingo (Mathi, sulla Stura di Lanzo) e ad Albareto. incerti sono la diocesi e ilcomitato cui appartenevano la curtis di Piana (crixia) e il locus et fundus di dego(Vado-Savona o acqui): r. PaVOni, La signoria territoriale del vescovo di Acqui cit., p.378, nota n. 25, b. cHiarLO, Le singolari sequenze nella toponomastica della Carta di

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